lunedì 13 dicembre 2010

Ci sono attori


Ci sono attori che non fanno notizia ma fanno film (e teatro).
Ce n'è uno a cui voglio bene da un pò e si chiama John C. Reilly.
Gli voglio bene da quando l'ho visto in "Walk Hard: La storia di Dewey Cox". Gli ho voluto ancora più bene quando l'ho visto in "Sydney" e così ieri sono andato a vedere un film del quale non sapevo nulla se non che c'era lui. E ho fatto bene!
Il film si chiama "Cyrus" e non sembra avere molte chance di essere visto perchè è fatto da una storia ben raccontata, bravi attori e una buona dose di umanità.

Che iddio ti cerry!

martedì 9 novembre 2010

Solo GRAZIE


Che iddio ti cerry!

martedì 2 novembre 2010

Explanation

Poichè il post precedente ha suscitato del comprensibile terrore in alcuni miei amici d'oltreoceano preoccupati per un ritorno dei gremlins, provo a spiegare di quali mostri si stava parlando. Tranquilli amici, i mostri in questione sono peninsulari e tricolori, alcune persone che condividono la mia ubicazione geografica gli hanno affidato incarichi "di responsabilità", ma li esportiamo solo saltuariamente e preferibilmente verso paradisi (fiscali).
Lascio la parola ad alcuni illustri collaboratori, cantate con noi...



Che iddio ti cerry!

lunedì 1 novembre 2010

Short people got no reason to live

Halloween è passato ma i mostri sono ancora intorno a noi e allora scendiamo nelle strade e cominciamo a cantare...



Che iddio ti cerry!

lunedì 18 ottobre 2010

Albert


Ieri è tornato a trovarmi un maestro:

"Nel profondo dell'inverno, ho finalmente imparato che dentro di me c'è un sole invincibile"

E' tempo di fumare una gitanes...

Che iddio ti cerry!

lunedì 11 ottobre 2010

Io lavoro faccio tanti sacrifici

In Svizzera hanno questo ministro delle finanze...



Noi, abbiamo questo...



Che iddio ti cerry!

venerdì 8 ottobre 2010

My Special-One is the Pipit-One

Voci dal mio corridoio dicono che verso febbraio/marzo arriva ...
un regalo!

...e un cartone d' amore a lunga conservazione
non rimane che fare la spesa
Continuare a pagare
per quello che voglio e quello che non ho ancora...




...e non so dove ma arriverò puntuale...

Un carissimo saluto a "u spunzune"... e già che ci sono, pure a facciazza, cacastratto, minnulicchia, sparaceddo, cacasanti, minchiasicca, sasizzedda, n'tussicacelo, u'bummulo, panzaredda, piripinzì, raziedda a picurara, affucavecchie, annegghiatempo, campalacasa, nasu tortu, cosci larghe, bambineddu e culu rossu.

Che iddio ti cerry!

mercoledì 6 ottobre 2010

Where are you now ?



Che iddio ti cerry!

domenica 3 ottobre 2010

And the WINner is... GERSH



God bless you Mark...

Così cominciò lo strano universo parallelo della mia esistenza: nasconditi dentro te stesso nella vita reale, altrimenti riceverai soltanto offese e umiliazioni, ma sali sul palco ed esibisciti con passione e sentimento, figlio di puttana.



"Mi piace la tua voce" mi disse "ma canti come un negro".
E certe volte arriva il momento della svolta: ti rendi conto che colei che scarrozzi in giro con la tua macchina, che porti a cena fuori e che ti scopi con dolcezza, non è la persona giusta per te. Proprio per niente. Nel mio caso, quello fu il momento. Mi balenarono in mente due cose:
1) sei una ragazza stupida, disgustosa e non vedo l'ora di liberarmi di te
2) grazie!
Sì, grazie, perchè con quel commento stupido e inopportuno, quella sudista razzista del cazzo mi aveva vagamente fatto capire che ero sulla strada giusta dal punto di vista musicale.


Mi ha sempre affascinato il concetto di fare delle scelte nel proprio lavoro, perchè io non ragiono in termini di scelte. Sento soltanto la musica, quando è pronta per essere creata, e le note sono reali, tutto qui. Non sento di avere nessuna scelta. Faccio musica, e basta. Non è una scelta. A volte, è come se qualcuno mi puntasse una pistola alla testa.

Avevo avuto un mucchio di problemi pratici a farmi chiamare semplicemente E. Se leggete sul giornale STASERA E IN CONCERTO, forse non vi accorgete nemmeno di E. Avevo bisogno di qualche lettera in più...

P.S. Se in casa vostra c'è un fantasma, non è detto che sia cattivo. Tutt'altro.

Che iddio ti cerry!

mercoledì 29 settembre 2010

Radio days


Riordinando un vecchio pc ho ritrovato alcune parole prese dal blog del mio speaker radiofonico preferito (è quello, per intenderci, a cui devo la scoperta degli Eels)

Fabio said...

Quello che trasmetto e' proprio quello che ascolterei a casa. Io credo che quello sia il senso della radio: condividere i propri ascolti. Stamattina ero sul bus che mi portava all'aeroporto. L'autista aveva sintonizzato la radio su una certa Radio 101, una cosa da fare accapponare la pelle. Le televisioni commerciali fanno vomitare, ma anche le radio commerciali fanno il loro bell'effetto sul sistema digerente. C'erano due imbecilli che cercavano disperatamente di fare ridere e invece facevano una compassione indicibile. Ma perche' non hanno scelto un lavoro onesto? Mah. Comunque quello che volevo dire e' un'altra cosa. A un certo punto e' partito un jingle che per fortuna ha interrotto le stupidaggini di quei due poveretti. Il jingle diceva qualcosa tipo "Radio 101, solo musica degli anni '80, '90 e di oggi". E li' mi si e' chiarito tutto, tutto. Per le realta' commerciali non esiste nulla prima degli anni '80. Gli anni di Berlusconi (lo so che pensate che gli anni di Berlusconi siano questi, ma non e' cosi'. Il nano marcio ha seminato negli anni '80 la merda che adesso ci circonda). Gli anni '60 e '70 per loro semplicemente NON ESISTONO. Perche' in quegli anni la musica era davvero musica e le radio erano davvero libere. E quindi, quegli anni Radio 101 e tutti quelli li' li hanno completamente rimossi. E' per questo che e' importante trasmettere la Band, i Byrds, gli Stooges... Perche' trasmetterli e' fare resistenza rispetto a Radio 101 e alla cultura dominante consumista che in Radio 101 trova espressione...

...Piu' che altro mi piace tanto fotografare, e quando sei cosi' appassionato a una cosa poi chi vede il risultato percepisce la tua passione. Pero' sono un dilettante naturalmente. Un fotografo bravo di Londra, Nick Scott, mi ha regalato un bel libro di tecnica fotografica, ma e' addirittura troppo complesso. Mi piacerebbe conoscere le "regole base", ma soprattutto per prendermi la liberta' di non applicarle (come alla radio, dove la regola base e' trasmettere canzoni di 3 o 4 minuti, parlare all'inizio e alla fine di ogni brano, ecc., per cui diventa bellissimo trasmettere brani di mezz'ora, parlare ogni 2 o 3 pezzi, ecc.)...

...Speriamo la mostra arrivi a Milano. Un giorno cerco la foto del primo mixer dal quale ho trasmesso a Radio Popolare (arrugginito, ma si usa ancora qualche volta quando si registra da uno studio vicino all'auditorium). Trasmettevo di notte. Spegnevo tutte le luci tranne una piccola lampada puntata sul mixer di quello studio microscopico. Davanti a me avevo tutte quelle lucine. Basta, mi devo fermare perche' quando penso a quelle notti mi si riempiono gli occhi di lacrime di commozione (nostalgia canaglia!)...




Che iddio ti cerry!

venerdì 24 settembre 2010

I saw the light


Dopo anni di navigata incertezza e mal di schiena ho finalmente raggiunto l'approdo religioso ideale per dissetare la mia fame di verità. Nonostante la molteplicità delle offerte che mi hanno tentato lungo il periglioso cammino cercando di confondermi a suon di sconti e raccolte punti, facendo leva su una certa mia inclinazione al misticismo che mi trasforma in un piano inclinato e, talvolta, perfino in una chitarra sghemba basso slappato e batteria da 12 per poter fare un pò di r'n'r, con la lettura de "Il libro sacro del Prodigioso Spaghetto Volante" ho deciso di farmi Pastafariano. Sì, sono stato toccato dalla Sua Pappardellosa Appendice e sono entrato nella Chiesa del Prodigioso Spaghetto Volante. Oh yeah!
Ne faccio qui dichiarazione pubblica per contribuire alla diffusione del nostro verbo, che, a differenza di altri con cui, sia chiaro, non si intende polemizzare affatto, prevede anche il complemento oggetto e una miriade di altri fuochi d'artificio grammaticali.
Tra i concetti centrali del Pastafarianesimo c'è quello di inclusione. Chiunque può essere un pastafariano, senza distinzioni di età, razza, trascorsi e perfino credo religioso. La nostra fede non si basa sul dogma perchè altrimenti dovremmo ritenere di aver sempre e comunque ragione: solo gli spaccapalle credono di aver sempre ragione e i pastafariani non sono degli spaccapalle. I pastafariani lasciano che ognuno decida con la propria testa. Fatto salvo il principio di inclusione, riteniamo sia importante avvicinare i credenti delle altre religioni per cercare di spiegar loro le nostre posizioni. E' possibile che dopo aver sentito parlare del Pastafarianesimo, cristiani, ebrei, musulmani, induisti, buddhisti e credenti di tutte le altre religioni, con forse la sola eccezione di quelli di Scientology, decidano di convertirsi. Noi accogliamo a braccia aperte tutti i convertiti. E ricordate la nostra garanzia:
Provate il nostro prodotto per trenta giorni, se non sarete soddisfatti il vostro vecchio Dio sarà sempre disposto a riprendervi indietro.

P.S. Non so se decisivo per la mia adesione al Pastafarianesimo possa essere stato il fatto che nel nostro paradiso c'è un locale di striptease e un Vulcano di birra o che il paramento ufficiale di noi adepti sia il vestito da festa del Pirata... boh... ora vado che mi attendono alcuni piccoletti... tranquilli piccoli arriva il Capitano Flint!



Che iddio ti cerry!

giovedì 23 settembre 2010

Città invisibili



Che iddio ti cerry!

sabato 18 settembre 2010

Bye Bye


Ti dicevano che potevi salvarti solo nascondendoti, si trattasse di un muro o di una maschera di gomma o di una falsa identità... E però ti dicevano anche che così protetto e nascosto sei destinato a impazzire, ad avere un cervello brulicante di vermi: così la tua cattiva coscienza libera la sua parte sadica e inscena un processo in cui il giudice è un verme, e quel verme nato dall'isolamento della tua testa ti condanna a non essere più isolato, ad essere nuovamente esposto come un neonato: dunque le forze che hanno eretto il muro sono le stesse che ne ordinano l'abbattimento... Si è più autentici quando si è truccati come una rockstar o un generale nazista, o quando si giace abulici davanti alla televisione? Quando si è fanatici, quando si è piacevolmente rincoglioniti, o quando si delira? Forse, solo quando si è scissi, quando ci si sottomette per salvarsi aprendo una ferita narcisistica da cui non potrà nascere che una risposta sadica...

Michele

Che iddio ti cerry!

domenica 29 agosto 2010

La pigralpa

Come tutti ormai saprete la talpa pigrona, o “pigralpa”, rischia l’estinzione. Il proliferare delle spiagge attrezzate, a discapito delle spiagge libere, ha drasticamente ridotto l’habitat naturale della pigralpa compromettendone seriamente la sopravvivenza, oltre che l’umore. Come è noto questo animale, che ama definirsi “in ferie”, necessita della spiaggia libera per vivere e riprodursi, infatti, non avendo geneticamente voglia né predisposizione alcuna a scavarsi la tana, o fossa, da sola, approfitta dei buchi lasciati occasionalmente nella sabbia dagli ombrelloni dei bagnanti per poter disporre di un riparo.
E’ purtroppo esperienza comune l’estrema difficoltà nel ritrovare all’indomani lo stesso buco per l’ombrellone fatto oggi, questo perché, anime inquiete, magari domani si va ad un’altra spiaggia, o perché, peggio, si va a lavorare, ma soprattutto perché la talpa pigrona nottetempo si è insediata nel buco e si è chiusa la porta dietro le spalle per paura dei ladri. Fa eccezione la talpa pigrona “stanca”, molto rara e nota anche col nome scientifico di “Suicidantiis pigralpa”, per la quale chiudere la porta è troppo uno sbattimento. La talpa pigrona stanca viene quindi abbastanza regolarmente infilzata dall’ombrellone del bagnante che, ritrovato fortunosamente il buco del giorno prima, infilza con particolare verve per impressionare la moglie e i bambini (tutto questo parrebbe giustificare l’estrema rarità della talpa pigrona stanca, ma sono ancora in corso accertamenti e verifiche per esprimere un parere scientifico definitivo).
Se non desta impressione il fatto che i più pigri talpologi non siano ancora riusciti a scoprire come possa accadere alla talpa pigrona di stancarsi (il pigro talpologo per statuto è “in malattia”, pena l’esclusione dall’albo, e quindi non può partecipare alla benché minima indagine scientifica condotta con metodi tradizionali) grande sconcerto continua a suscitare nella comunità scientifica mondiale il fatto che nemmeno i più illustri etologi (naturalisti a piede libero) e i più insigni zoologi (naturalisti in gabbia) ce l’abbiano fatta.
Va inoltre sottolineato come all’estinzione della pigralpa concorra anche la diffusione, soprattutto fra i giovani e fra i panificatori, della “pigrappa”, un distillato superalcolico (80° in media) molto pregiato, ottenuto, pare, dal sudore di pigralpa. Alcuni sostengono che il pregiatissimo sudore della pigralpa venga ottenuto sistemandola su un tapis-roulant e facendola correre, ma gli animalisti, supportati da Carlos Alvarez Munoz, meglio conosciuto come El Gordo-Ingordo, il pigro-talpologo più accreditato al mondo (186 kg – nell’albo dei pigrotalpologi il peso fa curriculum) seppur deplorando una tale pratica, la ritengono inverosimile.
Sostiene Alvarez Munoz infatti, mentre la moglie e i figli sostengono lui, che nessuna pigralpa accetterebbe mai di correre, nemmeno sottoposta al tapis-roulant più invitante del mondo, e quindi la pigrappa non va ritenuta un distillato del sudore di pigralpa (del quale parrebbe essere addirittura in dubbio l’esistenza in natura) bensì della aberrante spremitura di pigralpa (ottenuta sempre dal tapis-roulant).
E’ per questi ed altri motivi (che per brevità e per non stancarci non vi stiamo ad elencare, ma che possiamo farvi avere se ci spedite un paio di succhi alla pera con un buon rhum) che occorre fare qualcosa per salvare la pigralpa dall’estinzione. E occorre farlo subito.
Io sono diventato una pigralpa!
E voi?

(ho già preso cinque chili…)

Che iddio ti cerry!

mercoledì 17 marzo 2010

Se Maometto non va alla montagna…

C’è stato un tempo in cui sognavo di partire per il Sud America per andare a lavorare fra i bambini di strada. Sognavo di poter essere un “maestro” di strada, leggevo Danilo Dolci, Marco Rossi Doria, Pasolini, Don Milani… leggevo Eduardo Galeano, il “Re dei bambini” di Acheng, studiavo Ivan Illich, Paulo Freire, Janusz Korczak… Facevo tutto questo nella mia vita “privata”, mentre nella mia vita “pubblica” per vivere e per ottemperare alle responsabilità e alle aspettative di genitori, società etc… prestavo il minimo indispensabile della mia forza lavoro a stupide aziende di telecomunicazioni (che ancora imperversano) e spendevo il minimo della mia capacità intellettuale presso una facoltà universitaria che niente aveva a che fare con le mie aspirazioni e i miei sogni, ma che pareva essere alquanto rassicurante circa la mia integrazione nel corpo produttivo nazionale.
A distanza di parecchi anni devo dire che sono successe parecchie cose… Non mi sono ancora laureato (chissà, finchè c’è vita…), ho smesso di lavorare per le telecomunicazioni, ma continuo a lavorare (non so se mi si possa proprio definire parte del corpo produttivo nazionale), e soprattutto ancora non sono andato in Sud America, nemmeno a fare il turista.
Per tutti questi anni ho continuato a studiare e lavorare. Lavoro ormai per e fra i bambini: faccio teatro con loro, non matematica, e alcuni di loro, mettendomi un poco in imbarazzo, mi chiamano “maestro”, ma in America Latina non ci sono ancora andato. Per eccesso di presunzione, o di senso di responsabilità, ho preferito attendere di sentirmi in grado di portare un contributo che non fosse solo fatto di buona volontà, ma anche di conoscenza e di concreta capacità di agire al servizio della gente che si va a incontrare, senza farne oggetto di affermazione del proprio ego e della propria cultura. Niente contro la buona volontà dei molti che partono senza troppi “se” e troppi “ma”, è solo che credo vada rispettata la propria indole (e quindi io provo a rispettare la mia) soprattutto se si vogliono fare scelte consapevoli e non dettate dalla semplicistica volontà di “rendersi utili” (massimo rispetto per chi va a dare una mano comunque e ovunque ce ne sia bisogno, soprattutto se sa farlo con l’umiltà di chi si mette a disposizione per tirare in piedi il muro di una scuola o di un ospedale o per scavare un pozzo, piuttosto che pretendere di insegnare, con analisi sociologiche/economiche... alla mano, cosa è meglio fare per stare al mondo in modo “civile”, a chi ha tutte le risorse per deciderlo autonomamente).
Ora, a distanza di anni, quando quasi mi sentivo finalmente, e presuntuosamente, pronto a partire, succede una cosa strana, che il “mio” Sud America, forse stanco di aspettarmi, è venuto lui da me.
E non mi riferisco tanto al fatto che lavorando nella scuola italiana di questi anni ho imparato, con gioia, ad avere a che fare con bambini che provengono da ogni parte del mondo (e quindi anche dall’America Latina), ma mi riferisco al fatto che “quel” Sud America in cui io desideravo tanto andare a portare il mio contributo di lavoro e di “lotta”, siamo ormai diventati noi.
Il Sud America non è più quello dei Videla, dei Pinochet, dei Noriega etc… con cui sono cresciuto, ma è diventato quello di Ugo Chavez, Evo Morales, Luiz Inácio “Lula” da Silva, Rafael Correa…



Proprio ieri ho avuto la possibilità di vedere uno splendido film documentario dal titolo “Eyes Wide Open” del regista uruguayano Gonzalo Arijon. L’ho visto all’interno del Festival del Cinema Africano di Milano (che da anni ormai si apre anche ad Asia e Sud America) e purtroppo non credo ci saranno molte altre possibilità di vederlo dal momento che sperarne una distribuzione cinematografica mi pare utopistico così come auspicarne una messa in onda televisiva pare assurdo (considerata la “qualità” con cui è abituata a infarcire i palinsesti la nostra TV non ci resta che lasciare spazio a De Filippi & C., che a trasmettere qualcosa di intelligente e ben fatto si rischia che qualcuno magari ricominci ad usare il cervello). Il film parlava proprio del Sud America di oggi, e lo faceva guidato dalle parole del grande scrittore uruguayano Eduardo Galeano, del quale anni fa avevo letto, tra gli altri, “Le vene aperte dell’America Latina” (prima che il buon Ugo Chavez lo facesse salire agli onori delle cronache regalandolo al Presidente degli USA Obama - immagini poste proprio in apertura del documentario).
Mentre guardavo il film rivedevo alcuni dei momenti esaltanti (almeno per quelli che sono cresciuti con le convinzioni con cui sono cresciuto io) che hanno conosciuto finalmente le democrazie di molti paesi dell’America Latina in questi ultimi anni, ma una vicenda in particolare mi ha colpito e mi ha fatto riflettere su quello che è invece il momento che il mio paese sta attraversando.
Per mia disattenzione, aiutato devo dire dal non proprio imponente interesse mostrato dai nostri media, non avevo seguito il processo di riforma costituzionale intrapreso in un piccolo paese come l’Ecuador. Abituato ai progetti di riforma costituzionale di cui si sente parlare qui da noi, contraddistinti da una assoluta povertà, laddove non da una smaccata disonestà, di intenti, quello che è accaduto in Ecuador assume ai miei occhi i connotati di un sogno che un italiano, impegnato a dover far fronte alle miserie di questi anni “berluscosi”, può pensare di veder realizzato solo in paradiso e che invece, in quel piccolo paese dell’America Latina, è già diventato realtà.

Qui di seguito riporto alcune veloci info recuperate in rete sulla recente nuova Costituzione che l’Ecuador è riuscito a darsi (nonostante le resistenze dei chierici, che anche in questo caso non hanno perso l’occasione per fare la solita figuraccia da retrogradi oscurantisti, e di alcuni riccastri locali, preoccupati di non poter più fare affari sulle spalle della maggioranza della popolazione)

29 luglio 2008

«Niente per noi stessi, tutto per la patria» è il leitmotiv che, negli ultimi otto mesi, ha accompagnato i lavori dell’Assemblea Costituente ecuadoriana, impegnata a redigere la nuova Costituzione. Il testo definitivo, presentato pochi giorni fa alla presenza delle più alte autorità locali, verrà sottoposto a referendum il prossimo 28 settembre.
La nuova Carta, che dovrà riformare la struttura dello Stato, è il risultato di un processo democratico dall’alto valore simbolico. Dal 2006, il più piccolo tra i paesi andini è guidato da un giovane economista, Rafael Correa, che si ispira ai principi del socialismo del XXI secolo, un progetto che, in molteplici forme, sta trovando applicazione in vari paesi del Sudamerica. L’idea di riformare la Costituzione, promossa in campagna elettorale da Correa, è stata sottoposta a referendum nel settembre 2007: l’80 per cento degli ecuadoriani ha espresso il proprio sì e, poche settimane dopo, ha eletto i membri della Costituente. Otto mesi di tempo erano stati concessi dal popolo ecuadoriano per completare la riforma ed otto mesi sono stati utilizzati dai costituenti per realizzarla.
Ma, oltre ai tempi, sono i contenuti a farne un modello di organizzazione dello Stato e di convivenza civile e pacifica.
La nuova Costituzione ecuadoriana è improntata sul concetto del "buen vivir", il buon vivere, che rimette il cittadino e i suoi diritti al centro dello Stato. L’Ecuador, uno dei paesi più poveri del continente, garantirà l’educazione e la sanità gratuite per tutti nonchè l’accesso sicuro e permanente ad una alimentazione sana e sufficiente; l’acqua assurge a diritto umano inalienabile e si promuove la sicurezza alimentare. Si proibisce l’ingresso nel paese di rifiuti tossici e scorie nucleari, così come la produzione, commercializzazione e trasporto di armi chimiche, biologiche e nucleari, di contaminanti altamente tossici, di agrochimici proibiti a livello internazionale e di organismi geneticamente modificati.
Ma non finisce qui. L’Ecuador viene definito «territorio di pace» e si proibisce la costruzione di basi militari straniere o di installazioni straniere per fini militari; allo stesso modo, si proibisce la cessione a stranieri di basi o installazioni militari nazionali. Gli indigeni vedranno finalmente sancito il carattere plurinazionale dello Stato mentre kichwa e shuar, i due principali idiomi ancestrali, diventano lingue ufficiali in relazione di interculturalità con il castigliano.
L’Ecuador è uno dei principali esportatori di petrolio della regione, tanto che i proventi della vendita del greggio costituiscono la prima voce del Pil, seguiti dalle rimesse degli emigrati che, con il loro lavoro, contribuiscono allo sviluppo delle economie di Spagna, Italia e Stati Uniti. Nonostante questo, l’art. 15 della nuova Costituzione stabilisce che lo Stato promuoverà l’uso di tecnologie ambientalmente pulite e di energie alternative. In più, si riconosce il diritto della popolazione a vivere in un ambiente sano e si dichiara di interesse pubblico la preservazione dell’ambiente e la prevenzione del danno ambientale.
In Ecuador, come in molti paesi latinoamericani, l’informazione è da sempre controllata dalle poche famiglie che, nel corso degli anni, hanno detenuto il potere economico e politico. Se il 28 settembre il popolo ecuadoriano dirà Sì alla nuova Costituzione, anche l’informazione dovrà tornare ad essere libera: tutti avranno diritto ad una comunicazione libera, diversificata e partecipativa, con uguali possibilità di accesso alle tecnologie dell’informazione e all’utilizzo delle concessioni radiotelevisive. Lo Stato promuoverà la pluralità dell’informazione e non permetterà il monopolio o l’oligopolio nella proprietà dei mezzi di informazione.
L’Ecuador è anche il paese con il maggior numero di sfollati e rifugiati del continente. Sono quasi tutti colombiani irregolarmente entrati nel paese, in fuga da un conflitto che dura ormai da 50 anni e che, dopo la liberazione di Ingrid Betancourt, rischia di sprofondare nuovamente nel silenzio e nell’indifferenza. Nonostante questo, la nuova Carta costituzionale ecuadoriana riconosce a tutti il diritto a migrare mentre lo Stato non considererà illegale nessun essere umano a causa della propria condizione migratoria. Ogni immigrato che vive in Ecuador potrà fare ritorno nel proprio paese e lo Stato si impegnerà a garantire che tale rientro possa avvenire in maniera sicura e dignitosa, indipendentemente dall’avere o meno i documenti in regola. Allo stesso modo, garantirà anche agli immigrati irregolari l’assistenza sanitaria ed un’alimentazione adeguata.
Per Costituzione, tutti avranno diritto alla ricreazione, al tempo libero e alla pratica di almeno uno sport. Chiunque avrà diritto a vivere in una casa sicura e dignitosa, indipendentemente dalla situazione sociale o economica, e si riconoscono i diritti delle coppie di fatto anche omosessuali.
Infine, tutti i diritti e tutti i doveri previsti dalla nuova Costituzione riguarderanno sia i cittadini ecuadoriani che gli stranieri presenti nel paese, senza discriminazione alcuna.
Un risultato storico, dunque, che affonda le proprie radici nel passato recente del paese andino. In trent’anni di democrazia, l’Ecuador è stato caratterizzato da governi corrotti, politiche neoliberali dettate dal Fondo monetario e dalla Banca mondiale, banchieri che portavano all’estero i risparmi dei cittadini e poi dichiaravano fallimento. Un bel giorno, nell’aprile del 2005, dopo anni di lotte indigene che hanno aperto il cammino, la gente comune, gli anziani, gli studenti, i disoccupati, gli intellettuali, i pensionati, i professori, le casalinghe, armati di casseruole e pentole, scendono in strada e non rientrano nelle proprie case fin quando, dopo tre giorni di proteste, non vedono scappare a gambe levate l’ennesimo presidente corrotto. L’anno successivo, sale al potere il socialista Rafael Correa ed oggi il paese festeggia una «costituzione magnifica», come l’ha definita Alberto Acosta, ex presidente della Costituente ed una delle menti di questo progetto innovativo.
Nel frattempo, in Italia si intende dichiarare lo stato d’emergenza per gli immigrati mentre per l’immunità di pochi eletti si paralizza un paese intero. Niente per la patria, tutto per noi stessi.


Insomma, mi sa che mi tocca starmene a casa, che ormai il lavoro da fare, la “lotta”, è proprio qui, altro che Sud America… se invece mi vien voglia di andare a vivere in paradiso, stavolta parto per davvero!

Che iddio ti cerry!

I bambini vengono prima

Da un articolo di Massimo Gramellini apparso su "La Stampa" del 12 marzo 2010:

La Corte di Cassazione ha stabilito che un clandestino non può restare in Italia solo perché suo figlio frequenta la scuola. La tutela delle frontiere deve prevalere sul diritto del minore allo studio. Che dire? Comprendiamo tutto. L’applicazione rigorosa della legge e anche le reazioni di giubilo che si leggono sui blog: l’augurio è che i giubilanti siano altrettanto implacabili quando si discute di reati contro il patrimonio o di evasione fiscale. Però la comprensione si arresta davanti alla realtà della vita che, a differenza della legge, è fatta di carne. In questo caso della carne di un bambino. Il quale uscirà devastato da un’esperienza del genere, si sentirà assaggiato e sputato come una caramella guasta, quando in fondo la sua iscrizione a scuola era la prova migliore della volontà di integrarlo nella nostra comunità.

Anche ammesso che la maggioranza dei clandestini siano così spietati da venire in Italia con un bimbo in età scolare solo per turlupinarci (ma ne avete parlato con la badante di vostra madre?), rimane il fatto incontrovertibile che quel bambino è un bambino. E che i diritti dell’infanzia, in una società che voglia distinguersi da un agglomerato di selvaggi, dovrebbero ancora significare qualcosa. E’ un pensiero buonista? No, è un pensiero umano. E mi rifiuto di credere che questi tempi spaventati ci abbiamo reso così insensibili da non cogliere la differenza. Da non capire più la semplice verità inculcata da generazioni di educatori: i bambini vengono prima.


Niente più che parole di buon senso... Peccato che la maggior parte dei commenti raccolti sul sito dimostrino ancora una volta perchè questo paese sia in mano ai Berlusconi, ai Gasparri, ai leghisti... e alle restanti menti illuminate che offuscano l'intelligenza nazionale.

Che iddio ti cerry!

martedì 16 marzo 2010

Aria avvelenata

Intervenuto alla festa di compleanno del fido don Verzè, il "nostro" Presidente del Consiglio ha definito avvelenata l'aria che si respira in questi giorni. Il suo non era certo un riferimento all'aria di Milano (il "nostro" non brilla per coscienza ecologista) ma l'ennesima lamentela dell'unto del Signore costretto a difendersi dalle malelingue che nonostante la sua sperticata filantropia continuano maledettamente e ingiustamente a criticarlo. Non mi resta che dedicargli questo video di alcuni amici canadesi...



Se poi qualcuno avesse voglia di sapere chi è Don Verzè, e perchè il nostro Presidente del Consiglio riesca a trovare il tempo di andare alla festa per i 90 anni di un vecchio prete rincoglionito e non alle sedute dei processi che lo riguardano, basta leggersi "L'unto del Signore" di Ferruccio Pinotti e Udo Gumpel Ed. BUR

Che iddio ti cerry!

domenica 14 marzo 2010

The king of the dogs

Massimo rispetto ai gatti ma...



Se poi dei gatti proprio non si può fare a meno...



Che iddio ti cerry!

mercoledì 10 marzo 2010

Risvegli

Come quando il tuo corpo è
nuda
sussurrata presenza
Ora è silenzio
assenza di te
seconda pelle mia
che plasma ogni pensiero
Mi sbatte il mondo addosso
Io
voglio che sia presenza
a imporsi
con forza di abitudine
Che i nostri corpi
nudi
dell’altro
siano abiti
fra sguardi di lenzuola
indossiamoci stupiti
abitiamoci ogni notte
copriamoci
di respiri e meraviglia
a tener lontano il freddo
Sempre abitati noi
abituati mai
Completamenti complici
di infinità gemelle

Che iddio ti cerry!

Sognando aa roma

aa vita a parte i scherzi è probblematica
aa gente se dimentica li probblemi de aa vita
ciascuno tifa pe aa sua squadra e se scorda de li morti che aa televisione fa veede
mentre aa gente dovrebbe un pochino de reflette
anche aa questione de sti africaani che se morono pe venì a tifà aa roma
na catasta de morti su le barchete
per corpa der governo
li poveraci che se sognaavano de venì a vede r campionato nostro
li mejo campioni de aa roma
li stracioni
li morti dde fame

sognando aa roma

na pigna de morti così
che se li fucilerebero è mejo subbito
piutosto che sti poveraci che se mojono ne le barchete
per corpa der governo che non fa n cazzo
co i arbitri trucati
perchè non ce stanno più le partite de na vorta
anche se la aa roma è sempre aa roma

na puzza de morto
l’ano fatta vede aa r teleggiornale
sognando aa roma
ce stava pure na dona nuda
che pareva n morto
che pareva n omo
ma che era na dona seporta da i aartri cadavveri
se si refletterebbe de questo
er governo de li comunisti
anche sto fatto de l’universo e aa deriva de i continenti
sognando aa roma

che annassero a di aa berlusconi de proteggece da li comunisti
li peggio frocioni morti republiccani
sognando aa roma o per r esempio
a dicere de sto fatto de li viaggi de aa speranza
de mijaia de gnoranti cche se morono dentro aa sto cazzo de mare
de maria de filippi
de noi attri
sognando aa roma

mijoni de morti
sognando aa gippe
r fuoristraada
e straafighe de aa televisione
li mejo film
come totti se ncula aa juve

de l’africa
dee prostitute
de l’adiesse

sognando aa roma


Aldo


Che iddio ti cerry!

Mezza donna, mezzo divano

– Non ho mamma – rispose egli. E infatti, non solo non aveva la mamma, ma non aveva nemmeno il più debole desiderio di averla. Riteneva che si attribuisse alle mamme eccessiva importanza.
Wendy ebbe subito la sensazione di trovarsi di fronte a una tragedia ed esclamò:
– Non mi stupisco, perché tu piangevi.
Saltò giù dal letto e corse con sollecitudine a lui.
– Non piangevo per il fatto di non avere madre – dichiarò egli piuttosto adirato – piangevo perché non posso riattaccarmi la mia ombra. E poi non piangevo nemmeno!
– Si è staccata?
– Sì.
A questo punto Wendy scorse l’ombra sul pavimento, e siccome appariva tanto spiegazzata, ne fu spaurita e dolente per Peter.
– E’ una cosa terribile! – osservò… tuttavia non poté nascondere un sorriso nel vedere che egli aveva tentato di appiccicarsela con il sapone. Era proprio un ragazzo! Per fortuna capì subito che cosa c’era da fare e disse con tono di leggera protezione:
– Bisogna cucirla.
– Che cosa è cucire? – domandò Peter.
– Sei terribilmente ignorante.
– No che non lo sono.
Dopotutto, ella era felice che egli ignorasse tante cose.
– Ebbene, te la cucirò io, mio piccolo uomo! – promise Wendy che non era più alta di lui. Prese il suo cestino da lavoro e si accinse a cucire l’ombra ai piedi di Peter, non senza averlo avvisato che forse gli avrebbe fatto un po’ male.
– Stai tranquilla che non piangerò – promise Peter, convinto di non aver mai pianto in vita sua. Infatti serrò i dentini e non emise un grido, così in un momento la sua ombra tornò al posto di prima in modo perfetto, benchè un po’ spiegazzata.
– Forse avrei dovuto stirarla – osservò pensosamente Wendy. Peter invece, indifferente alle apparenze come tutti i maschietti, stava già ballando nella stanza con frenetico entusiasmo, dimentico di essere debitore a Wendy della sua felicità, e convinto di aver cucito da sé la sua ombra al corpicino.
– Come sono abile! Oh che bravura è la mia! – gridava con impeto.
Benchè ci spiaccia ammetterlo, dobbiamo confessare che la presunzione era una delle virtù più incantevoli di Peter, anzi, per dirla con franchezza, non era facile trovare un ragazzo più pavone di lui.
A tutta prima Wendy se ne impermalì ed esclamò con pungente ironia:
– Sei un bel presuntuoso! A quanto pare, io non ho fatto nulla per te!
– Certo che hai fatto qualche cosa! – ammise Peter, carezzevolmente, continuando a ballare.
– Ah! Qualche cosa!… - ripeté ella, con superbo sdegno. – Va bene! Dal momento che non ti occorre il mio aiuto, posso ritirarmi!
Saltò con dignità nel letto e si tirò le coperte sul volto.
Peter allora, per indurla a guardar fuori, finse di andarsene, e poiché lo stratagemma fallì, sedette in fondo al letto e le fece solletico ai piedi col suo piede.
– Wendy, non nasconderti. Capiscimi, io non posso fare a meno di cantare e agitarmi quando sono contento.
Benché Wendy lo ascoltasse con grande interesse, non volle ancora tirarsi le coperte giù dal volto.
– Wendy – proseguì egli con un accento cui nessuna donna avrebbe mai potuto resistere. – Wendy, una ragazza vale da sola più di venti maschietti.
Allora Wendy, che era donna dalla testa ai piedi, benché dai piedi alla testa non ci fosse ancora molta distanza, sporse un occhio dalle coperte.
– E’ proprio così che la pensi, Peter?
– Proprio così!
– Magnifico, da parte tua! – proruppe ella. – Ed eccomi subito fuori! – disse, e gli sedette accanto sulla sponda del letto, poi aggiunse che, se egli voleva, gli avrebbe dato un bacio, ma Peter non capì che cosa fosse un bacio e tese la manina, in attesa. Wendy sbigottì.
– Come? Non sai che cos’è un bacio?
– Lo saprò quando me lo avrai dato! – rispose Peter con durezza.
Così, per non offendere la suscettibilità di lui, Wendy gli dette un ditale.
– Bene – esclamò egli – adesso te lo devo dar io un bacio?
Wendy rispose con una certa sussiegosa leggerezza:
– Se vuoi!…
E cercò di rendergli più facile la cosa piegando il visetto verso di lui, ma Peter le fece cadere in mano semplicemente un bottone di corno. Così Wendy pian piano ricondusse il visino alla posizione primitiva e gli promise di infilare il suo bacio nella catenella che portava al collo. Lo fece, e fu davvero una fortuna che avesse infilato il bottone nella catenina perché più tardi le avrebbe salvato la vita.

James Matthew


Che iddio ti cerry!

martedì 9 marzo 2010

Disegnando al buio

Labbra ti disegnano
Il letto e il vuoto mio
si illudono di te
Fa il galantuomo amor, ti versa
Lì l'aria in lieti sorsi
assetandomi ubriaca
Barcollo mi trascino mi
strofino vino vino
per vicoli lenzuola
un muro è la tua schiena
mi attira e poi mi piega
cucchiaio innamorato
Spingo
il mio petto in fuori?
Tiro
la pancia in dentro?
Non è petto non è pancia
siamo seri
Affogo nel mio bere
e il naufragar m'è dolce in questo squasso
Aaahh... Ho fottuto il materasso!

Che iddio ti cerry!

mercoledì 3 marzo 2010

Proiettili buoni (e non bombe intelligenti)

Sul muro di un locale c’è una scritta che dice
“E’ vietato cantare”
è quello che dice
Sul muro in aeroporto c’è un cartello che dice
“E’ vietato giocare con i portavaligie”

Io devo dire che c’è ancora gente che canta e gioca
C’è un’intelligenza da sparo
Pronti, attenti, mirare: “Fuoco!”

A salve io ti sparo proiettili buoni
Sparo in aria e si alzano in volo
E ti colpisco ti ferisco ma non ti offendo
A salve io ti sparo proiettili buoni buoni

C’è chi è un uomo di governo e si governa
Con parole con il mento pronunciato

Io devo dire che c’è da stare attenti
C’è un’intelligenza da sparo
Pronti, attenti, mirare: “Fuoco!”

A salve io ti sparo proiettili buoni
Sparo in aria e si alzano in volo
E ti colpisco ti ferisco ma non ti offendo
A salve io ti sparo proiettili buoni buoni

A salve io ti sparo proiettili buoni
Sparo in aria e si alzano in volo
A salve io ti sparo proiettili buoni
Sparo in aria e si alzano…


Che iddio ti cerry!

lunedì 1 marzo 2010

Oggi faccio festa, in India


India: si festeggia la primavera con il festival dei colori.

Scenografica come poche altre, la festa di Holi trasforma i fedeli indù in maschere variopinte. Si celebra in tutta l'India tra la fine di febbraio e l'inizio di marzo ed è una ricorrenza di origine antichissima. Dedicata al trionfo del bene sulle forze maligne, come il Carnevale occidentale è un'occasione per abbattere temporaneamente le barriere tra le classi sociali, scambiarsi doni e preparare pietanze speciali.







Che iddio ti cerry!

Cronache dal libero stato di Bananas, cioè il mio


L'ho visto in TV! Di fronte al rifiuto di accogliere il "legittimo impedimento" da parte dei giudici di Milano, Ghedini, furioso, nel tentativo di mantenere il suo perfetto e stronzissimo aplomb, si contrae in una espressione piccata e rabbiosa che riesce a renderlo più brutto di quanto sia sempre stato, e di quanto sembrava umanamente possibile essere (la sua faccia è depositata a Sevres, vicino Parigi, presso il Bureau international des poids et mesures, come unità di misura della bruttezza). Ho dovuto pubblicare una caricatura per non offendere troppo il mio povero bloggetto e a tutela dei bambini che abitualmente passano da queste parti.
Pare che l'avvocato abbia rilasciato la seguente dichiarazione: "Come si può rifiutare il legittimo impedimento a un illegittimo impedito come il mio cliente Cav. On. Pres. Gr. F.d.P. Silvio Berlusconi!" poi è stramazzato al suolo in preda alle convulsioni mentre veniva raggiunto da scariche elettriche attraverso le quali veniva ufficialmente licenziato dal suo datore di lavoro e padrone.

Ma lasciamo spazio alla nuda cronaca...

Rifiutata l'istanza presentata dall'imputato Berlusconi, oggi in riunione del Consiglio dei ministri.
Le motivazioni: "Impegno preso a udienza già fissata. Funzione giudiziaria non può essere svilita"
Ghedini, avvocato del premier : "Processo da annullare! E' un fatto gravissimo, una decisione fuori dal sistema"


ROMA - I giudici del Tribunale di Milano hanno respinto la richiesta di legittimo impedimento avanzata da Silvio Berlusconi per l'udienza di oggi nel processo Mediaset. Nell'istanza, presentata venerdì scorso dai legali del premier, si sosteneva l'impossibilità di presenziare all'udienza da parte dell'imputato Berlusconi a causa della riunione del Consiglio dei ministri fissata per oggi. I giudici, però, hanno spiegato che l'udienza odierna era stata fissata tenendo conto degli impegni del presidente del Consiglio. Immediata è arrivata la reazione di Niccolò Ghedini, avvocato del premier, secondo il quale ci sono gli elementi per un "annullamento del processo".

Le motivazioni dei giudici. Nell'ordinanza si fa riferimento alla sentenza della Corte costituzionale in cui si parlava della necessità di contemperare le esigenze della giustizia con gli impegni istituzionali dell'imputato. I giudici hanno spiegato di avere rigettato l'istanza perché "altrimenti verrebbe svilita la funzione giudiziaria".

I giudici, presieduti da Edoardo D'Avossa, non hanno ritenuto di concedere il legittimo impedimento poiché hanno considerato che il Consiglio dei ministri di oggi è stato fissato il 24 febbraio scorso, dunque in data successiva a quella in cui era già stata stabilita l'udienza di oggi. Inoltre, il collegio ha considerato che nel frattempo altre tre udienze erano già saltate. Tra le altre cose, i giudici hanno spiegato che "nulla è stato dedotto" riguardo la necessità e inderogabilità di fissare il Cdm proprio per il primo marzo.

Ghedini: "Descisione fuori sistema". Per Niccolò Ghedini, uno dei legali di Berlusconi, il processo va verso un "sicuro annullamento". E' "un fatto gravissimo", ha detto Ghedini, che i giudici non abbiano concesso il legittimo impedimento a Silvio Berlusconi. In una pausa dell'udienza, l'avvocato ha parlato di "decisione fuori sistema" che comporterà "un annullamento del processo" in quanto vi è una sentenza della Cassazione che, per un caso analogo, ha disposto l'annullamento del processo. Per l'avvocato Piero Longo "sarebbe ragionevole se la presidenza del Consiglio sollevasse un conflitto di attribuzione tra poteri dello Stato".

"La decisione dei giudici - ha aggiunto Ghedini - è totalmente al di fuori del sistema, contrasta con la sentenza della Corte Costituzionale, con la Corte di Cassazione e con la normativa del codice. E' totalmente al di fuori di qualsiasi logica, perché un Consiglio dei Ministri non è preventivabile di giorno in giorno, è un fattore eccezionale". Il Consiglio dei Ministri - ha spiegato il legale - "doveva tenersi venerdì ed è stato spostato ad oggi con un nutritissimo ordine del giorno. E' come se a causa di un'influenza fossi costretto a non partecipare a un'udienza in calendario". "E' un'ipotesi assolutamente imprevedibile - ha detto ancora Ghedini - Berlusconi non poteva mancare al Consiglio dei ministri, e, comunque, se i giudici avessero accolto il legittimo impedimento si sarebbe fermata la prescrizione. Oggi era in programma l'ascolto di alcuni testimoni e Berlusconi voleva partecipare a questa udienza". Ai cronisti che gli hanno domandato per quale motivo il Consiglio dei Ministri è stato spostato da venerdì a lunedì, Ghedini ha risposto: "lo spostamento è avvenuto per questioni eccezionali, collegate a situazioni politiche, quale la chiusura delle liste elettorali".


Che iddio ti cerry!

venerdì 26 febbraio 2010

29 febbraio

…e fu così che una mamma ospitò l’altra
almeno tre ogni quattro

Compledanno Complehanno Complefanno

Che iddio ti cerry!

Cartoline di Dulcinea, la mia





Grazie a Giovanna

Che iddio ti cerry!

Proteggi Davide

Qui già oltre
Osnago 26 febbraio 2010

Osnago chiama York
Rispondi York

Grazie a Elena

Che iddio ti cerry!

giovedì 25 febbraio 2010

Elogio della metafora

Il cuore è un elastico.
Forse un trampolino elastico.
Capita spesso nella vita di permettere che altri ci si allenino sopra, ci si facciano i muscoli per spiccare il volo. Anche più persone contemporaneamente, è ovvio, viviamo a contatto con molte persone, animali, cose. Tutto può rimbalzare sul trampolino elastico che è il nostro cuore.
Alcuni saltatori sono meno pericolosi, come gli amici e le amiche per esempio, perché, di solito, (conosco personalmente folli eccezioni a questa regola) saltano senza premere troppo a fondo sul nostro cuore, riservando i salti più pericolosi, e quindi le pressioni maggiori, ad altri cuori che non sono il nostro.
Gli amici e le amiche che sono innamorati (non di noi ovviamente altrimenti perderebbero la qualifica amicale) sono i meno pericolosi di tutti, perché hanno già scelto un cuore su cui fare i salti più pericolosi, che non è il nostro... che sollievo!
Innamorarsi forse significa proprio affezionarsi a un certo cuore in modo particolare, esclusivo, eleggerlo come luogo privilegiato di “allenamento” perché si sente, fin dai primi saltelli, di potercisi abbandonare completamente , ci si può saltare sopra e ad ogni ricaduta l’elastico sarà lì, pronto, sotto i nostri piedi, ad accoglierci per poi rilanciarci verso l’alto, sempre più su, senza neanche dire “ahia” troppo forte – perché al cuore, anche se innamorato, un pochino di male, quando gli ci si preme sopra, forse glielo si fa. Questi saltatori “affezionati”, o “innamorati”, continuano a rimbalzare anche su altri cuori ovviamente, ma solo sul loro cuore privilegiato osano i salti più alti (e di conseguenza le pressioni più potenti) finchè un giorno…

…Finchè un giorno premono così forte che spiccano un salto alto, molto alto, che li proietta così in alto da entrare in orbita, da vincere la forza di gravità e non ridiscendere più. Vertigine del volo. Paura… trampolino infingardo mi hai fottuto! Bastardo trampolino cosa mi hai fatto? Ho paura! Ho pauraaaaa…. ma, ehi ma, un momento… non ho solo paura… ho anche, ho anche libertà assoluta… abbandono e planate, solitudine e virate… volo. Vertiginoso e splendido volo… cielo infinito.

Ma, che ne è stato del trampolino là sotto? Come quale trampolino? Quello che li ha spediti in orbita, ve lo siete dimenticati? Può capitare, ai più distratti, di dimenticarsi completamente di quel trampolino, magari anche solo per qualche secondo di euforia antigravitazionale, ma poi quando ci se ne ricorda, può capitare di volerlo ritrovare, magari anche solo per ringraziarlo, o magari per dirgli che tutte le volte che si vorrà trovare un po’ di quiete sarà da lui che si ritornerà, non più per gravità questa volta, ma per scelta e atterraggio d’amore…
Allora si guarda laggiù e si ricominciano a vedere tanti trampolini su cui magari si torna anche a fare qualche saltello. Saltelli da marziano questa volta. Per qualche strana ragione però, si fatica a ritrovare quel trampolino, il nostro trampolino, quello che ci ha spediti in orbita senza neanche dire “ahia” troppo forte.
Ma come? Dove ti sei nascosto trampolino? Fatti ritrovare dai, che adesso che posso volare così in alto non posso stare a perdere troppo tempo quaggiù per cercarti… Trampolino? Trampolinoooooo?

E qui solo alcuni, i più innamorati forse, i più generosi, si danno il tempo di ritrovare quel trampolino, il proprio trampolino, altri impazientemente se ne vanno a volare, ora che possono farlo anche senza bisogno di alcun trampolino.
Ma perché può essere difficile ritrovare il proprio trampolino? Che è successo? Perché si nasconde?
Forse non è che si nasconde, forse, semplicemente, non è più trampolino!
Voi lo cercate fra i trampolini e lui, il trampolino, l’elastico, si è spezzato.
Non si è nascosto, si è spezzato per poter permettere il vostro volo e allora… paura… saltatore infingardo mi hai fottuto! Bastardo saltatore cosa mi hai fatto? Ho paura! Ho pauraaaaaaaaaaa… che ne è stato di me? …ma, ehi ma, un momento… non ho solo paura… ho anche, ho anche libertà assoluta… non sono più elastico, o meglio, sono uno strano tipo di elastico… affondo e risalgo, mi confondo e… sono, sono… sono acqua, sono mare, vertiginoso e splendido mare…

E allora, come forse si sarà capito, è proprio laggiù, molto in fondo, dove cielo e mare si confondono e dove, giustamente, i nostri occhi non osano arrivare, che il saltatore e l’elastico si possono ritrovare, e annullati, diversi, cambiati, lontani dal nostro sguardo indiscreto, fare l’amore per sempre… mentre i loro resti terreni, poco più che mucchietti di ossa e brandelli di carne e sangue tenuti insieme dal respiro, abitano la terra felici.

Chi è saltatore e chi è trampolino?
Lo sono entrambi?
E’ forse importante?

Importante è fare l’amore, laggiù, dove gli occhi degli altri non osano arrivare, e continuare ad abitare la terra felici, il più a lungo possibile.




Dedicato al cielo che ti ha sorriso.

Che iddio ti cerry!

Per te

...At your feet, my temple of bones...



Che iddio ti cerry!

mercoledì 24 febbraio 2010

Per me

Tempo fa scrissi questa cosa:

Logica
Principio fondamentale
Non nominare

Corollario
Se è il tuo amore a chiedere di farlo, allora nomina
sii pronto a morire
violentando
il tuo sentire
inscatolando
lo in parole
per lei
Sii pronto a morire
per lui
ogni momento
tanto prima o poi ti tocca qualche malattia del cazzo
un incidente


Ora so che il corollario era sbagliato.
Se, richiesto di chiarimenti, ti scortichi l'anima per nominarti e "aiutare" chi ami a comprenderti meglio (talvolta capita che questo venga fatto per lenire lo spavento di te) rischi di essere definito "egocentrico".
Contemporaneamente può capitar di esser definito uno che si occupa troppo degli altri, trasformandoti così in uno strano centauro: un "egocentruista"!

Ha proprio ragione Giovanni quando dice che:
"Pretendere troppo dalle parole è pericoloso, c'è il rischio di farle scoppiare come bolle di sapone"

Che iddio ti cerry!

lunedì 22 febbraio 2010

Missionari di pace


Afghanistan 22 febbraio 2010
Almeno trenta civili uccisi in un raid della Nato

Un raid aereo della Nato ha causato domenica la morte di almeno trenta civili, tra cui donne e bambini, nella provincia afgana di Uruzgan.

“Un gruppo di sospetti guerriglieri, che si pensava stessero per attaccare le forze armate afgane e internazionali, è stato bombardato dagli aeri della Nato, che hanno causato morti e feriti”, ha ammesso in un comunicato l’Isaf, la forza internazionale di assistenza alla sicurezza. “Le forze armate di terra arrivate in seguito sulla scena hanno riscontrato che tra le vittime ci sono donne e bambini, e hanno portato i feriti in ospedale”.

Il ministero dell’interno afgano ha dichiarato che effettivamente la Nato ha colpito un convoglio di tre minibus che trasportavano esclusivamente civili. Ora, spiega il Guardian, si teme che l’episodio possa riaccendere le polemiche tra la popolazione sulle vittime innocenti della guerra contro i taliban. Il governo di Kabul e la Nato hanno aperto un’inchiesta.



"Si teme che l'episodio possa riaccendere le polemiche"? Ma cosa dovrebbero fare? Farsi bombardare in testa, raccogliere i morti e pensare anche che tutto questo è fatto per il loro bene? Devono pensare "meno male che c'è questa missione di pace"?
Ma per piacere! Quanto tempo ancora dovremo assistere a queste stronzate ammantate di ipocrita preoccupazione per le sorti del mondo? Tornatevene a casa e lasciate che i popoli scelgano il loro destino e lottino contro la violenza con le armi della collaborazione e dell'organizzazione dal basso. Volete aiutare gli afghani e lottare con loro? Benissimo, dimostrate di avere veramente il coraggio e la dedizione al bene di cui vi fate finti paladini, andate a vivere laggiù senza la divisa e le armi dell'esercito più grande del mondo, ma vivete laggiù fianco a fianco con quella gente, coltivate la stessa terra, mangiate lo stesso cibo, crescete i vostri bambini a fianco dei loro, imparate cosa significa vivere laggiù con responsabilità e amore e a quel punto, ma solo a quel punto, odiate e combattete con loro, senza divisa, contro quelli che trasformano quelle terre in terre di violenza e sopraffazione.


Intanto, mentre noi ci occupiamo di Sanremo e delle bramosie sessuali di Bertolaso & C., come al solito c'è qualcuno che è un pò più avanti e si occupa di cose serie...

Paesi bassi 22 febbraio 2010
La caduta del governo fa tremare la Nato


Il governo di coalizione dei Paesi Bassi è caduto ieri dopo la bocciatura sulla proposta di rinnovo delle operazioni militari in Afghanistan. Un fatto che potrebbe avere importanti ripercussioni sia nella politica nazionale sia in quella estera.

Secondo il quotidiano dei Paesi Bassi Trouw, la crisi politica è il frutto dell’irresponsabilità delle principali formazioni politiche al governo, il Partito cristiano-democratico (Cda), di cui fa parte il primo ministro Jan Peter Balkenende, e il Partito laburista (Pvda). “Hanno anteposto i loro interessi a quelli del paese, non rendendosi conto delle conseguenze disastrose che il fallimento del governo poteva avere. La conseguenza principale, infatti, potrebbe essere il rafforzamento delle formazione politica di estrema destra Freedom party, di Geert Wilders”.

Il quotidiano belga De Tijd spiega che la crisi di governo arriva nel peggior momento possibile, proprio nel mezzo di una grave crisi economica. “I Paesi Bassi hanno bisogno immediatamente di almeno 35 miliardi di euro per soddisfare le richieste di riduzione del deficit dell’Unione europea. Ma il collasso del governo impedirà l’adozione di misure efficaci in tempi brevi”.

C’è anche chi si chiede quali saranno le conseguenze sul fronte afgano. Come El País: “La ritirata delle truppe dei Paesi Bassi arriverebbe proprio dopo l’inizio della vasta offensiva lanciata dagli alleati contro i taliban nel sud del paese. La defezione dei Paesi Bassi, pur non avendo gravi conseguenze dal punto di vista delle operazioni militari (visto che Amsterdam ha inviato pochi soldati nel paese), potrebbe scatenare un pericoloso effetto domino, che porterebbe altri paesi europei della coalizione Nato ad abbandonare il paese”.

Il quotidiano spagnolo spiega anche che in vista delle elezioni municipali di inizio marzo i maggiori partiti del paese stanno cercando di conquistare i voti delle minoranze. “I laburisti, i socialisti, i liberali e perfino i democristiani stanno usando per la loro campagna elettorale manifesti stampati in altre lingue. Serve ad attrarre i consensi degli elettori cinesi, arabi, turchi, marocchini e britannici”. E questo non è piaciuto ai partiti nazionalisti.


Che iddio ti cerry!

domenica 21 febbraio 2010

Miracoli della B & B SpA

L'Aquila:
in migliaia nella zona rossa per la protesta delle "mille chiavi"


L'AQUILA - E' il giorno della protesta all'Aquila, dei cittadini che - ancora una volta - forzano le transenne e che entrano nel centro storico in macerie e blindato. Per protestare. Domenica scorsa, alla prima protesta, erano meno di trecento. Stavolta sono quasi mille. "Domenica prossima dobbiamo essere 30 mila..." urla qualcuno. E stavolta c'è anche il sindaco della città, Massimo Cialente. Da prima si mischia tra la folla, poi strattonato e accerchiato decide di parlare alla gente che inveisce contro di lui, il governatore Gianni Chiodi e la Protezione Civile.

"Calmi... state calmi - interviene il sindaco salendo su una panchina di piazza Palazzo per farsi ascoltare - è vero, è una indecenza che dopo dieci mesi ci sono ancora quattro milioni e mezzo di metri cubi di macerie. Ma questo problema lo deve risolvere il Governo. La Protezione Civile ci ha salutati venti giorni fa (quando Guido Bertolaso si è dimesso da commissario straordinario per la ricostruzione) senza trovare una soluzione al problema. Ma io dico che spetta a loro trovare una via d'uscita, liberarci dalle macerie".

La gente urla. "Sindaco - inveisce un ragazzo tra la folla - non ti sei fatto valere in questi mesi... Non ci hai difesi. Pensi solo alle telecamere... Non parlare alla Rai, parla con noi, con i tuoi cittadini". E tra la folla sbuca Maria Luisa Busi, giornalista del Tg1 che prova a fare una domanda al sindaco, ma viene accerchiata anche lei. "C'è il Tg1... Vergogna! Minzolini è al servizio di Berlusconi! Vergogna! - urla un ragazzo - sono dieci mesi che raccontate che all'Aquila va tutto bene. Grazie a voi gli italiani sono convinti che qui hanno ricostruito le case. Sono mesi che lo dite...". La Busi prova a replicare. "Non io...". "Mesi" insiste il giovane. E lei: "Non io...". E poi aggiunge: "e poi che ci posso fare...". Poco dopo, la protesta è proseguita con l'appendere simbolicamente delle chiavi sulle transenne del corso e dire così "riprendiamoci la città".

Stavolta, poi, non si sono accontentati di varcare le barricate per raggiungere piazza Palazzo, la piazza del Comune, ma hanno proseguito oltre raggiungendo via Sallustio, una delle arterie principali e di lì raggiungere tutti quei vicoli e vicoletti per 10 mesi interdetti ai cittadini dopo il terremoto del 6 aprile.


Quande lu cele s'arifece chiare
e che ci cumparì l'archebalene,
lu vecchie s'armittì di bbona vene
e ddajje a ristrillà: "Lu castagnare!"

Lu ricche, immece, che tenè' la pene,
s'arivutà, e 'nche nu suspir' amare
je fece: "Nci ti 'mbusse nche stu mare?
sti ancor' a esse tu?" "O è serene

o nuvele, nen me fa 'mpressione
- fece lu vecchie - ca, sopr'a 'stu munne,
lu disperate queste tè de bbone:

ca mmezz' a tanta guaje ci s'asciacque.
Lu pesce, quande piove, nen 'ze 'mbunne:
pecchè? pecchè ci stave 'mmezz' a l'acque..."

Che iddio ti cerry!

Fine dell'irriverenza

Ho sempre avuto parecchi problemi con la "fine" di un qualcosa.
Non so, può essere che il non aver visto morire la mia nonna ma di aver potuto vederla solo su un freddo letto di marmo di una fredda stanza di ospedale (della quale appresi quel giorno, a 8 anni, lo strano nome: "obitorio") abbia avuto un qualche peso in questo.
Ad ogni modo oggi ho voglia di celebrare una "fine".
Perchè? Per estrema fiducia credo, per primavera ostinata e feroce, per bruciare inverno e lasciarmelo alle spalle. Fine dell'irriverenza dunque, che talvolta in passato mi è stata imputata. Fine dell'irriverenza, non per amputazione, ma per sorpasso. Come può esserci irriverenza in amore? E' come attribuire a qualcosa, qualsiasi cosa essa sia, una sacralità superiore all'amore... peccato mortale!
Può esistere qualcosa di più sacro dell'amore? No, a meno che l'amore sia ancora in fase di confusa e sofferta, per quanto ostinata e inevitabile, gemmazione.
E allora, grato per aver visto spuntare gemme di T.S. Eliot fra il verde che si annuncia in questa adorata, e conquistata, primavera, celebro la fine dell'irriverenza, quella imputata e quella tante volte amputata, per amore e discrezione. Spazio a tutta l'irriverenza che mi sgorga naturale senza mai il progetto di ferire, sminuire od umiliare, si gioca con tutto, anche con la bellezza, quando la si ama sopra ogni cosa...



Che iddio ti cerry!

sabato 20 febbraio 2010

For two love hard workers

Me and my baby are working on a dream
Someday, a very coming soon day, we will scream to the world: "Surprise!"



Che iddio ti cerry!

Ledgerissimo



Che iddio ti cerry!

venerdì 19 febbraio 2010

Per una foto

Attori
Impermeabili al trucco

Schizofrenici e sdoppiati?
Annullati? Centomilati?
No! Soltanto unici,
distillati
di verità
in servizio permanente

E quando si incontrano…
E quando si…

Che iddio ti cerry!

Iz



Che iddio ti cerry!

giovedì 18 febbraio 2010

Nino & Nina

Accidenti non ho ancora visto nulla del Festival di Sanremo!
Me tapino, accidenti al lavoro... che per fortuna e gioia mi attanaglia!

Ad ogni modo ho i miei vincitori:

Per i "big" il mio vincitore è il mitico Nino D'Angelo!
Non ho praticamente sentito quasi nessuna canzone, ma il mio cuore mi dice che per me ha vinto Nino (che invece credo abbiano subito trombato... sarà che io di musica non c'ho mai capito un cazzo). Grande Nino! S'è pure presentato con al fianco Maria Nazionale, che magari qualcuno avrà pure detto "e questa chiccazzo è?" (mentre qualcun altro pensava "minchia che bocce però...") ma non certo a Napoli e dintorni... e io c'ho pure un amico che ci suonava insieme ai matrimoni con Maria, come posso non fare il tifo per stiddue?

...Jammo jà e guadagnamoce 'o pane...



Per i "ggiovani" c'ho una vincitrice: Nina Zilli!
Qualcuno l'ha paragonata a ... Giusy Ferreri... ecco, dunque... con tutto il rispetto per la "cassiera di ferro" qui siamo su un altro pianeta!
Meravigliosa Nina! (già il nome asfalta Giusy facile, se poi è scelto in omaggio a Nina Simone... vabbè, chettelodicoaffare?) Meraviglioso vederti faticare a rinchiudere un esubero di gioia su quel palco senza distrarti mai dalla tua voce e dalla tua canzone. Qui siamo proprio di un'altra categoria e vedremo se anche il tempo mi darà ragione... Comunque Giusy, tranquilla, io tanto sono uno che di musica non c'ha mai capito un cazzo... (menzione speciale al "maestro" Andrea Mirò che dirige l'orchestra con delle bacchette cinesi)

...quanto sai fare l'uomo se non ci sono io? ...



Che iddio ti cerry!

It's springtime

Alcuni sostengono che la primavera comincia il 21 marzo.

Da parecchi anni ormai, la primavera, per me, arriva quando lo dico io.
Non so… un po’ di indole, qualche frequentazione “irregolare”, un po’ di letture anarcoidi e il gioco è fatto, si disimpara anche l’ossequio al calendario.
C’è stato un tempo in cui celebravo l’arrivo della mia primavera uscendo con la bicicletta (e ammalandomi come un perfetto idiota). Era un modo per dichiararla con più forza, per anticiparla e anticipandola prenderla di sorpresa, farla sentire chiamata e così potentemente desiderata da convincerla a presentarsi in anticipo. Spesso con largo anticipo, perché l’inverno qui da noi non è mai stato uno scherzo e io, con tutto il rispetto, ho sempre fatto di tutto per salutarlo alla svelta.
Oggi, giovedì 18 febbraio 2010, è cominciata questa nuova primavera. Una primavera molto importante, perché questo è l’anno della meraviglia…

Che iddio ti cerry!

Un distico

C'è un distico di Shakespeare così bello
che basta da solo ad un sonetto
d'amore o disamore, sopravanza
per tenerezza tutto, ci sovrasta

se volessimo crederci da tanto
di meritarlo proprio noi, per sbaglio
o perchè siamo quel che abbiamo dato
senza badarci: una carezza, un bacio

sul palmo della mano, due parole
di alato prepensiero, quei ti amo
che, come sai, si negano da sè.

Te l'offro, interpretato da Giovanni...
Oh leggi quel che ha scritto il muto cuore
udir con gli occhi è il genio dell'amore.


Emilio

Che iddio ti cerry!

Ciao ciao Emilio

Emilio non c’è più
Da qualche giorno ormai
Strana la vita che mi ha svelato il nome di quest’uomo gentile facendomelo leggere su un manifesto appeso al muro di casa: Emilio… di anni 72.

Non ci eravamo presentati, era bastato per conoscersi che io mi avvicinassi al tuo piccolo cane.
Tu con premura mi avvisasti subito di fare attenzione perché dicesti che il tuo cane è un po’ scontroso con gli estranei. Lui però si lasciò avvicinare, sorprendendoti un poco e tranquillizzando anche me che non volevo disturbarvi con la mia presenza.
Da quel giorno pochi occasionali incontri, ma sempre attenti e complici. Tu, il cane, ed io.
Mi sei stato amico, Emilio.

Che iddio ti cerry!

mercoledì 17 febbraio 2010

Punti di vista II

Vederci come ci vedono gli altri
è uno tra i doni più salutari.
Appena meno importante è la capacità
di vedere gli altri come essi si vedono.

Aldous

Che iddio ti cerry!

Vegliando il tuo sonno



Che iddio ti cerry!

martedì 16 febbraio 2010

Punti di vista


Al termine di uno spettacolo Theodore invitato a disegnare qualcosa che avesse a che fare con il tema dello spettacolo stesso (energie alternative e risparmio energetico) ha disegnato se stesso e Zac (cioè io, nei panni di uno dei due personaggi interpretati quel giorno: Zac ovvero l'uomo del futuro e Urga ovvero l'uomo preistorico).
Come chi mi conosce potrà facilmente ravvisare dal disegno, io sono quello con tre gambe disegnato sulla sinistra, mentre Theodore è sulla destra e il sole splende sopra di noi. Per gli scienziati faccio notare che quel giorno, nei panni di Zac, indossavo una lunga giacca di pelle, degli occhiali da sole, ed ero armato di una spada laser modello replica di "Star Wars", come i non scienziati avranno evidentemente già ravvisato dal particolareggiato disegno di Theodore.

Quello qui sotto è sempre Zac visto con gli occhi di Giulia lo stesso giorno, durante lo stesso spettacolo.


Cosa ha visto Theo? Zac
Cosa ha visto Giulia? Zak... lo stesso? Certo che sì, mi pare evidente!

Grazie Theo, e grazie Giulia, per lo scambio d'amore e gioco che mi avete concesso quel giorno. E' anche per meraviglie come queste che non smetterò mai, credo, di fare teatro per voi piccoli grandi esseri umani.

(Un saluto speciale al papà di Theo e ai suoi bellissimi capelli ricci sui quali Urga ha "acceso il fuoco" e alla mamma di Giulia e alla sua meravigliosa città, Praga)

Che iddio ti cerry!