lunedì 1 ottobre 2012

E beffeggiamo il giorno di sorrisi

Chi l'avrebbe mai detto... nel songbook di Cocciante?
Grazie a Danio che me l'ha fatta ascoltare.

A te che, incauta, una notte me l'hai chiesto...


Resta con me
Ascolta il tempo che si è addormentato
Ho chiuso gli occhi come un bambino
Da fuori il mondo che si è già fermato
E' solo un'ombra stesa sul cuscino

Da mille anni sto aspettando il tuo viso
Da troppo tempo cerco le tue mani
Da troppe notti sogno il tuo sorriso
Adesso dici finirà domani

Resta con me
Io ti condurrò per mano
A scoprire le parole di vetro
Che il vento scrive tra i giardini del nord
E non torna più indietro

Resta con me
Quando bussa alla porta
La notte con il suo mantello nero
E il vento scricchiola attraverso i muri
Ci sembra quasi che frantumi il cielo

Resta con me
Per stupirmi ogni giorno
Per violentare le mie squallide notti
Notti perdute dentro a un'osteria,
Io e la mia poesia

Resta con me
La mia strana pazzia, indispensabile follia
Resta con me

Resta con me
Con i miei occhi così disperati
Arrossati da troppi uragani
Da troppo vino, da troppi amori
Senza speranza, senza mai domani

Resta con me
A cancellare le ingiurie
Che il tempo scrive sopra i nostri visi
Come graffiti di un metrò lontano
E beffeggiamo il giorno di sorrisi

Resta con me
A spiare cosa fa il rumore
Quando il silenzio lo scaccia lontano
E resta solo il tempo per l'amore
L'amore stretto qui nella mia mano

Resta con me
A tormentare anche il cielo
Che a volte sputa sulla mia poesia
E vende amore solo a borsa nera
Quando il sole va via

Resta con me
A guardare il mio cuore
Cadere a pezzi sopra il pavimento
Sembra una stella, una stella che muore
Sbriciolata dal vento

Resta con me
Ogni ora, ogni giorno
Fino alla fine del tempo e del mondo

Resta con me
Ogni ora, ogni giorno
Fino alla fine del tempo e del mondo
Resta con me


Che iddio ti cerry!

domenica 16 settembre 2012

Janus

Dite: è faticoso frequentare i bambini. Avete ragione.
Poi aggiungete:
perché bisogna mettersi al loro livello, abbassarsi, inclinarsi, curvarsi, farsi piccoli.
Ora avete torto.
Non è questo che più stanca.
E’ piuttosto il fatto di essere obbligati a innalzarsi fino all’altezza dei loro sentimenti.
Tirarsi, allungarsi, alzarsi sulla punta dei piedi.
Per non ferirli.
Janus Korczak

Che iddio ti cerry!

giovedì 13 settembre 2012

Dalle teche Cerry

Riordinando un pò di vecchie cosette è saltata fuori questa robaccia qua, che dovrebbe risalire al 1999...


Lo spermiogramma

Non so se proprio tutti voi lì intorno lo sapete
Cos'è uno spermiogramma, ve lo dico, lo vedrete

Si tratta di una sega scientifica e sfrondata
Di quell'amara prosa che in peccato l'ha cantata

La scienza portentosa con la sua irriverenza
Ha intuito nella sega un grosso dono, una potenza

Potenza da osservare e da provare a calcolare
Per un gesto che la Chiesa vorrebbe monopolizzare

A chi cade in tentazione e ardito si cimenta
Qualcuno informa pronto che "Ciechi si diventa!"

Ma ora che la scienza è fin troppo sugli scudi
Non c'è prevosto o papa o sacrista che non sudi

Di fronte alla terribile disumana minaccia
Che qualche "immoralone" noncurante se la faccia

D'altronde per tornare invece al nostro tema a bomba
Vorremmo consolare chi, povero, non tromba

E raccontar con calma di uno spermiogramma
Lasciando a voi il giudizio se commedia o forse dramma

Siam lì in sala d'aspetto e il tempo insieme lo si ammazza
Qualcuno, un pò furbetto, si è portato la ragazza

Ma mentre fa il galletto e alza un po' troppo la cresta
Il primo della lista già gli chiede "me la presta?"

La signorina timida salta su senza esitare
"Lo faccio per la scienza, caro, non ti lamentare!"

Ed è così che insieme al prelievo se ne vanno
Mentre il galletto, solo, lancia il grido "Vi condanno!"

Allora l'infermiera interviene premurosa
Rassicurando il gallo "E' devota la sua sposa!

Sarà di grande aiuto per riempire la provetta,
Solo qualche carezza e poi vedrà faranno in fretta!"

Ma già la fresca coppia si è appartata nella stanza
E la signorina, del galletto, non ne sente la mancanza

Così, mentre aspettiamo, il tempo va a passare
Quelli, più che una provetta, son dentro a imbottigliare

Ed ecco, che sfortuna, del galletto è già il momento
"Aspetto la mia sposa, io da solo mi spavento!"

"Signore, mi consenta, non possiamo più aspettare
Nella saletta single si deve accomodare"

"Ma porci tutti i santi che mi vengono ora in mente
Speriamo la saletta sia almeno un po' accogliente"

E infatti ecco la porta che cela tutti i soli
C'è scritto in bella vista "Ingresso segaioli"

Al gallo gli sovviene e prova a domandare
"Si trova un'infermiera disposta ad aiutare?"

"Ma come si permette? Lo chieda alle private
Nel pubblico siam serie, siam mica prostitute"

"Ma prima si diceva di farlo per la scienza
Ed ora è il mio momento e mi si lascia senza..."

L'infermiera ormai stizzita lo mette un pò alle strette
"Si sbrighi e non discuta, si metta a far pugnette!"

Così il gallo rassegnato ora entra nella stanza
In breve ve ne illustro la gaia sua sostanza

Di giornaletti porno e di cassette ce n'è a iosa
Non so se basteranno a sostituir la sposa

Mi si perdoni inoltre, ma la cronaca lo impone
Ci sono strane macchie "Che sian di altre persone?"

Insomma il posto forse non è dei più eleganti
Ma credo sia adeguato per gesti sì importanti

Il gallo ora si slaccia e si prepara ad espletare
Un poco in imbarazzo comincia a manovrare

Lasciamolo da solo perché in fondo siam signori
E poi perché gli riesca è meglio lo si ignori

Torniamo alla persona ch'è poi il protagonista
Son io che mi nascondo imbrogliandovi la pista

Son io che col mio sperma son qui a fraternizzare
Perché dottori e luminari mi possano studiare

Mi spremo il divin succo e alla svelta faccio tutto 
Ma ammetto che vorrei seppellirli tutti con un rutto

Che robe son mai queste di andare a analizzare
La vita che mi scorre... la promessa... lo sbocciare...

Va bene, faccio tutto, eseguo il compitino
Mi lascio violentare, accontento il dottorino

Ma ancora io mi chiedo se ciò che ho distillato
Non venga poi un giorno, mio malgrado, adoperato

Coi tempi che ormai corrono, gli basta una provetta
Perché un dottore stronzo nel culo me lo metta

Milioni di figliastri alla mia porta per bussare
"Adesso ci mantieni, non provare a scantonare!"

E tu le provi tutte per mostrar la tua innocenza
Ma loro del papà non voglion fare senza

"Ricordi paparino quel giorno in quella stanza?
Alla scienza consegnasti la bianca tua sostanza

E così che allegramente tutti i tuoi spermatozoi
Li han fatti germogliare per dar vita a tutti noi"

E adesso?

 

Che iddio ti cerry! 

martedì 11 settembre 2012

Sentenze

- Inoltre, - disse l'Amalia - quando una donna scappa non rimbalza indietro, il cuore c'ha le valvole, ma non le molle.
- Sì, - convenne Olmo Holmes - la passione è come una damigiana, sembra grande ma finisce anche quella.
Firmino Rubirosa, famoso per il suo esprit de finesse, aggiunse:
- Donne e scoregge scappano anche se non vuoi.
E Quadrello concluse: - Se un muro crolla, vuol dire che c'era una crepa.
Un vecchio amico ritrovato

Che iddio ti cerry!

domenica 9 settembre 2012

Tiffany

Troppo ghiotta l'occasione
Domani, a colazione?
E' il tempo dei miracoli
ma il segno è picche
Perché allora isso le vele a cui si appendono le labbra?
E come scia increspa il viso il mio sorriso
E' il tempo dei miracoli
In dieci decimi trasmutano antiche miopie
Occhi negli occhi
Mi arrendo alla semplice naturale sapienza di tocchi rapidi e precisi
che fanno di un vestito fascia, a carezzare i seni
E mentre tutto pensa ad altro
respiro in quel tuo gesto di sconosciuta
Ti seguirei per augurarti "bella"
ma una panchina mi attende
all'ombra dell'eroe dei due mondi

(a Fanny, creduta Tiffany, e, come sempre più spesso, a Venezia)

Che iddio ti cerry!

giovedì 6 settembre 2012

Istruzioni per l'uso del piede destro nella scrittura di un best seller


Innanzitutto sgombriamo il campo da qualsiasi equivoco, scrivere con i piedi non è un male, soprattutto se riuscite a dimostrare che mentre con i piedi date alla luce i vostri capolavori, con la mano destra risolvete una equazione differenziale, con la sinistra vi schiacciate i punti neri e con il naso scolpite la Pietà di Michelangelo, senza neanche rivendicarne la paternità.
Se riuscite a fare tutto questo, non vergognatevi di usare i piedi quando scrivete, non è grave.
Ma entriamo più dettagliatamente nelle istruzioni promesse in apertura riguardo all'uso del piede destro.
Per il finale del vostro giallo, ad esempio, infilatevi un guanto sul piede e dopo qualche minuto toglietevelo: la vostra sorpresa nel trovar lì sotto un piede, al posto di una mano, sarà pari allo stupore dei vostri lettori di fronte all'intricata soluzione della vostra macchina del mistero. Se avrete scritto un best seller, complimenti! Potreste anche offrirmi da bere... Se invece non ce l'avete fatta, non disperate, avrete almeno la certezza che la colpa non è sua, del vostro piede destro intendo, e non è poco! Cercate altrove dunque, magari un pò più in alto. Il ginocchio per esempio? Se è quello del maggiordomo potreste essere sulla buona strada, e se il maggiordomo ha lo stacco di coscia della mia amica, o è la mia amica, non vi resta che sci-volare sulla pesca di un viaggio per il paradiso...
Abbiate cura di non indossare scarpette da calcio con i tacchetti di ferro, se non per le scene di guerra e premurandovi inoltre che non ci sia un pallone nel raggio di 10 kilometri: potrebbe distogliervi dalla vostra missione.
Per le scene d'amore è d'obbligo il piede nudo, meglio se intinto nel miele, il calzino si sa, rischia di congelare ogni sviluppo, oltre che di impataccarsi irrimediabilmente nel miele. Non scrivete scene d'amore a colazione, chi vive al vostro fianco ve ne sarà grato.
Per un buon thriller lasciate stare quella pistola, maneggiarla coi piedi potrebbe essere pericoloso, cercate invece di trascurare la vostra igiene personale. Morte al pediluvio dunque, ciò conferirà sicuramente al vostro testo un certo tocco torbido e intrigante, oltre che una inconfondibile e indiscutibile pista da seguire per i vostri lettori più dotati di fiuto poliziesco.
Concludendo, poichè son pronti i toast, evitate dunque di scialacquare tempo e denaro in seminari vari e lasciate fare ai vostri piedi, non ve ne pentirete.

Che iddio ti cerry!

domenica 2 settembre 2012

Grano Turco

 
Finalmente
l'oro del tuo scrigno
mi si è svelato
grano turco
della tua sete
mi avvisò mia madre
ed ora
dopo giorni e giorni fra
arsura e
paura
piove.
E piove su noi,
non resta che bere
amore

(con infinite grazie, e qualche "scusa" a Brassica)

Che iddio ti cerry!

venerdì 31 agosto 2012

Il solito adorabile integralista

Qualunque scritto è una porcheria.
Antonin Artaud

Che iddio ti cerry!

Ossidabili

Atala

Oto

Si ringrazia Luciano Costa

Che iddio ti cerry!

venerdì 10 agosto 2012

Dal campo dei frantumi


Labbra sugli occhi
ricordi lo sfioro?
quel volo leggero
e tenera
sa farsi fame
per non saziarsi mai
Sei la mia casa
bevo
ubriaco di sguardi e tocchi
pelle in brividi ed affanni
tra le dita
stringo il tuo respiro
Labbra negli occhi
perse
sulla strada delle mie
non chiedono aiuto
Sei persa dove puoi
dove trovarti sai
E noi?
Labbra, quanto ancora voleranno?
Non c'è riposo mai?
Noi?


Grazie a quel film che mi ricordò delle mie labbra sugli occhi, posate nel campo dei frantumi, lì, dove non c'è riposo...

Che iddio ti cerry!

lunedì 6 agosto 2012

Pescando perle

Non dare la caccia alla perla perduta. E' irrevocabile come un giorno trascorso, come la felicità dell'infanzia, come il primo amore. Cerca che ogni volta nasca in te un'ispirazione nuova, fresca, attuale. Non importa se sarà più debole di quella di ieri. L'importante è che sia venuta oggi, naturalmente e spontaneamente dal segreto del tuo io ed ecciti la tua creazione.
Konstantin

Caro Konstantin, perdonami se mi permetto, ma se l'ispirazione dovesse anche essere, putacaso, più forte, invece che più debole, di quella di ieri, meglio, no?

Che iddio ti cerry!

giovedì 14 giugno 2012

In the air

Crescere
Farsi cipolla di sé
Spezzarsi e poi
Girarsi intorno fino a
Comprendersi di nuova pelle
Interi
Pellicole
Esseri cipolle
Strati di comprensioni
A tenere insieme
Pezzi troppo inclini all'esplosione
E se tagliati
Non raccontar nemmeno gli anni
Ma solo il sangue
Ti par poco?

Che iddio ti cerry!

lunedì 11 giugno 2012

sabato 9 giugno 2012

Tony!


Per chi ancora non lo sapesse, perchè distratto da troppe amenità, urge diffondere la notizia del ritorno di Tony. Pagoda ovviamente, non Little. 
Laddove l'amore piscia sulla rima in fiore per leccarsi il dolore, laddove la tenerezza rima con la violenza (che infatti non rimano, che a rimare le parole in rima son buoni anche i poeti) laddove il sublime sta di casa al cesso e si fa baciare sulla bocca solo da chi è pronto a tuffarcisi dentro, nel cesso, laddove chettelodicoaffare? C'è Tony!
E io ringrazio.
Che risveglio Buonodio!
...e anche la moglie Buenasdias!

Che iddio ti cerry!

giovedì 7 giugno 2012

Balla la terra

Bruno Tognolini è un poeta, da ieri ho la certezza che è un grande poeta.
Lo pensavo, ma poi me l'hanno detto con gli occhi anche tutti i bambini e quindi adesso son sicuro. L'hanno detto gli occhi che hanno ascoltato questa


Oggi non piove
la terra non si muove
Vola farfalla
la terra oggi non balla
Ieri pioveva
la terra si muoveva
Sabbia di mare
casa mia non sa ballare
resta ferma e cade giù
casa mia non ce l'ho più

Ma oggi non piove
facciamo case nuove
case farfalla
gentili le vorrei
che se la terra balla
loro ballano con lei

L'hanno detto anche le bocche rimanendo a lungo aperte, finché lei ha rimato con vorrei. E allora l'hanno detto anche le mani, regalando un lungo applauso. Alla fine l'hanno detto perfino le maestre, alcune, mica tutte, chiedendo "quella poesia sul terremoto".

"Grazie delle poesie!" mi ha detto quel bambino, prima di scappar via, trascinato dal maestrale, il vento che soffian le maestre quando è tempo di tornare in classe.

Che iddio ti cerry!

sabato 12 maggio 2012

Dal maestro

"Veramente rivoluzionario è il segnale segreto dell'avvenire che parla dal gesto infantile"

"La fata presso la quale si ha diritto a un desiderio, c'è per ognuno. Solo pochi però riescono a ricordarsi il desiderio che hanno espresso: così, nel corso della loro vita, solo pochi si accorgono che si è realizzato."
Walter Benjamin

Che iddio ti cerry!

martedì 1 maggio 2012

La semplicità


La semplicità è mettersi nudi davanti agli altri.
E noi abbiamo tanta difficoltà ad essere veri con gli altri.
Abbiamo timore di essere fraintesi, di apparire fragili,
di finire alla mercè di chi ci sta di fronte.
Non ci esponiamo mai.
Perché ci manca la forza di essere uomini,
quella che ci fa accettare i nostri limiti,
che ce li fa comprendere, dandogli senso e trasformandoli in energia,
in forza appunto.
Io amo la semplicità che si accompagna con l'umiltà.
Mi piacciono i barboni.
Mi piace la gente che sa ascoltare il vento sulla propria pelle,
sentire gli odori delle cose,
catturarne l'anima.
Quelli che hanno la carne a contatto con la carne del mondo.
Perché lì c'è verità, lì c'è dolcezza, lì c'è sensibilità, lì c'è ancora amore.
Alda Merini

A tutti quelli che hanno la carne a contatto con la carne del mondo, a tutte le volte che ce l'ho messa anch'io, e forse anche e soprattutto a quelle volte in cui ho avuto paura di non riuscire a mettercela più.

Che iddio ti cerry!

domenica 15 aprile 2012

Chiamatemi albero

Essere chiamato "albero" ancora mi mancava. E non poteva essere che una bambina a farmi un regalo così bello. Benedetta, il tuo nome. Grazie piccola, e mi raccomando, quando saranno pronte, voglio tutte le storie che avrai saputo scrivere con tutte le parole che ti ho regalato (e te ne ho regalate davvero tante, molte ma molte di più che a tutti gli altri, anche se la mamma diceva che dovevamo lasciarne per gli altri bambini... tranquilla mamma, ce ne sono per tutti, vero Benny? ...ma questo è un nostro segreto, la mamma può anche non saperlo).
Un grazie enorme anche a te, San Tippe. Santo subito ti ho fatto, amico operaio, ma santo laico è Tippe, io lo so, e santo anarchico, così ti nomino dichiaro e investo, mia spalla commovente inaspettata e pura, di una purezza che è quasi solo dei bambini e dei santi, come San Tippe.


Che iddio ti cerry!

lunedì 9 aprile 2012

Quando nasceva il mio papà


Che iddio ti cerry!

sabato 7 aprile 2012

Fenomenologia del sidecar



Non so voi, ma la mia educazione sentimentale alla vita di coppia me l'hanno impartita George & Mildred. Dev'essere per questo che per qualche anno ho girato in sidecar. Una gran figata, anche se spesso ci si ribaltava. Il sidecar permette grandi evoluzioni, sfida le leggi della fisica e si fa un baffo dell'accelerazione centrifuga, grazie allo splendido gioco di complicità fra pilota e passeggero, che con il suo costante lavoro di riequilibrio del baricentro e attraverso la cura della distribuzione dei pesi, è un vero e proprio co-pilota. Spinto dal consueto entusiasmo distonico, e dall'ebbrezza che mi contraddistingue per larga parte della mia sobria vita, ho spesso lanciato il sidecar ai limiti, verso i confini dell'universo della velocità di coppia, trovandomi più volte ribaltato e con la faccia che misurava l'asfalto. E' stato solo dopo anni di continue revisioni al mezzo e di cocciuta affezione al sidecar che ho intuito il problema all'origine dei ribaltamenti: il co-pilota non c'era! Un problema di non trascurabile importanza, devo ammetterlo, che, forse perchè troppo suggestionabile, non avevo considerato con la necessaria attenzione.
Con una Vespa 50 Special ora viaggio più sicuro e anche più veloce, mi gusto la piega disumana e il rombo scoppiettante, ma non dimentico i bei tempi andati del sidecar, perchè anche quando si misurava l'asfalto, ci si divertiva parecchio, più di quelli rimasti a terra.


Che iddio ti cerry!




lunedì 2 aprile 2012

Si torna a scuola...

Alfin delle commissioni
svaniti i santi
il contrattar tramonta in questo mare
l'oro nero si dissolve
fondali di polisemia sfrenata
disvelano
limpide giostre di significanti
 fra abitatori alieni
e qualche calcinculo
ai significati.
Sempre cercando cosa c'è più in là del naso
quasi per caso.


Che iddio ti cerry!

giovedì 29 marzo 2012

Meno male...

...che c'è Mr. Morris Lessmore.


Che iddio ti cerry!

martedì 27 marzo 2012

Man or Muppet

Ci sono alcuni giorni in cui anche a me viene il dubbio "Sono un uomo o un muppet?", ma per fortuna, quasi sempre, sono certo di essere un muppet! 


Che iddio ti cerry!

lunedì 26 marzo 2012

Insulto o complimento?

Ancora non me l'aveva mai detto nessuno: "masturbatore di parole"!
Preso, incassato e portato a casa.
Per fortuna che parola è femmina, posso continuare a masturbare con gioia,
mia, e di parola.

Che iddio ti cerry!

sabato 24 marzo 2012

Quando tornano i giganti...


"Siamo qua come agli orli della vita. Gli orli, a un comando si distaccano; entra l'invisibile: vaporano i fantasmi. E' cosa naturale. Avviene, ciò che di solito nel sogno. Io lo faccio avvenire anche nella veglia." 

Che iddio ti cerry!

sabato 17 marzo 2012

The Boss is back again... and again...


...standing together we were badass, on any given night, on our turf, some of the baddest on the planet. We were united, we were strong, we were righteous, we were unmovable, we were funny, we were corny as hell and as serious as death itself. And we were coming to your town to shake you and to wake you up. Together, we told an older, richer story about the possibilities of friendship that transcended those I'd written in my songs and in my music. Clarence carried it in his heart. It was a story where the Scooter and the Big Man not only busted the city in half, but we kicked ass and remade the city, shaping it into the kind of place where our friendship would not be such an anomaly.


...I'll miss my friend, his sax, and the force of nature that was his sound. But his love and his story -- the story that he gave to me, that he whispered in my ear, and that he gave to you -- is going to carry on.


Clarence was big and he made me feel, think, love, and dream big.
How big was the Big Man?  
Too fucking big to die. 
 You can put it on his gravestone, you can tattoo it over your heart.


Clarence doesn't leave the E Street Band when he dies.
He leaves when we die.
(Bruce)




When a little bit of light missing, someday
and a lazy sun remains under a clouds blanket
I don't forget that something in me
in my thirteen's heart and soul
felt and recognized a truth
You can see the light and be blinded
or you can see the light and learn to see better forever
and live also to return what you have been given
Let's work! 

Che iddio ti cerry!

venerdì 16 marzo 2012

Uai ei

Jason Reitman. Di nuovo sceneggiato da Diablo Cody. Prodotto da John Malkovich. Briciole di Eddie Vedder sul tavolo dei suoni con il Fanclub, ma quello dei Teenage. Charlize Teron, non è delle mie, ma chi se ne frega, è brava e lo diventa. Che regalo Patton Oswalt. E poi, quando a un film, per vincermi, basta una parola... giù il cappello. Nascondimi.
E chissà se i complimenti vanno al traduttore o alla scrittura originale... urge visione in lingua.

 

Che iddio ti cerry!

giovedì 15 marzo 2012

All the rowboats

Ovvero: al museo... senza Ben Stiller!


 
Tutte le barche a remi, nei dipinti
Cercano continuamente di remare via
e le facce preoccupate dei capitani
Restano contratte mentre fissano le onde
Continueranno a restare appese, nelle loro cornici d’oro
Per l’eternità e ancora
Tutte le barche a remi, nei dipinti ad olio
Cercano continuamente di remare via

 Le ascolto sussurrare in francese e tedesco
olandese, italiano e latino
Quando nessuno guarda, tocco una scultura
di marmo, fredda, e morbida come raso
Ma le più speciali sono le più sole
Dio, provo pena per i violini
In bare di vetro, continuano a tossire
Hanno dimenticato, dimenticato come cantare, come cantare

 Prima si spegne la luce, poi si chiude a chiave
Capolavori scontano massime pene
è la loro colpa per essere senza tempo
C’è un prezzo da pagare, ed una conseguenza
Tutte le gallerie, i musei
"Questo è il tuo biglietto, benvenuto nelle tombe!"
Sono solo un mausoleo pubblico
I morti viventi riempiono ogni stanza
Ma i più speciali sono i più soli
Dio, provo pena per i violini
In bare di vetro, continuano a tossire
Hanno dimenticato, dimenticato come cantare, come cantare

 
 
(E nel nuovo disco c'è)

Che iddio ti cerry!

martedì 6 marzo 2012

Fiori di carezze e parole pizzicate

non tutti fanno male
parlano
alcuni parlano
a chi li sa ascoltare
a chi ha il tempo e la pazienza
di accorciare una distanza
piano
con te ho imparato
piano
ad ascoltar parole mute
a far parlare gli occhi e
tanto
con te ho giocato
tanto
la danza dei silenzi
e quell'urlo a bocca chiusa
pizzicando dolci pizzicotti

da un altro dove
e un altro tempo
ho letto poi sillabe di te
e fiori di carezze fra i capelli
come un pizzicar di parole nostre
mute riconosciute e amate
Vuoi giocare con me?
Sì ti rispondevo e ancora ti risponderei
mentre da qui ti parlo
e un piccolo topo corre su quel prato che ci avevi regalato

(grazie a Marika)

Che iddio ti cerry!

venerdì 2 marzo 2012

Tii nni vai puisia

E' mai sempre questa la scrittura, è l'informe incandescente che s'informa, il suo freddarsi, il trapassare stilla a stilla nel segno, suono, nel senso decretato, nella convenzione, nella liturgia della parola? E' canto, movimento, pàrodo e stàsimo per liberare pena gioia furia rimorso, mostrare nella forma acconcia, nella più bella la tempesta? E' malizia, compromesso, cedimento, riconciliazione con il mondo? Oh anima sfuggente, oscura, oh fondo tenebroso.
E' menzogna l'intelligibile, la forma, o verità ulteriore?
Ma prima è l'inespresso, l'ermetico assoluto, il poema mai scritto, il verso mai detto. E' il sibillino, il mùrmure del vento, frammento, oscuro logo, profezia dei recessi. E' la ritrazione, l'afasia, l'impetramento la poesia più vera, è il silenzio. O l'urlo disumano.

Il 21 gennaio di quest'anno è morto Vincenzo Consolo, siciliano di Milano. Le sue parole restano. Parole che invitano alla cura, a una scrittura attenta, generosa, sinfonia di sillabe e festa del suono che si fa senso.

"codesto tuo odio è cosa buona. Lavoreremo insieme, Marano. Ho saputo che sai scrivere. Faremo un giornale nostro in Tunisia, per gli esiliati, per i compagni in patria. Prepariamo così il momento dello sbarco nell'isola, del nuovo Vespro..." E improvviso, esaltandosi, cambiando tono, "Viva l'Anarchia! Pensiero e dinamite!" fece urlando quasi. "Noi saremo come la Morte ghignante del Trionfo, la bayadère sans nez sul pallido cavallo che irrompe nel giardino della danza, torno alla fontana dei piaceri, dell'incanto, infreccia papi vescovi abati, re e principi, dame e cortigiani, paggi e scudieri, infreccia cadaveri disfatti, fermenti di pesti, vermi, covi d'infezioni... C'est la Mort qui console, hélas! et qui fait vivre... Infrecceremo Chiachieppe il nano, il bastardo, ogni Savoia, ogni rampollo dell'infame stirpe, il Ganellone truce di Predappio, i suoi sgherri, ogni servo marcio, serpente feudale di Sicilia, plutocrate del nord, tutto lo sbirrume, il borghesume, i vassalli idioti dello stato, i sozzi bottegai, i bacchettoni, gli ignoranti... Stermineremo tutti, presto, libereremo l'Italia dal potere lordo di sangue, fango...

            "Ruggite o miserie dai petti ventenni
            Squillate campane dei Vespri solenni
            E' questa la grande riscossa finale
            Del bene e del male la pugna fatal...

Tieni, leggi!" disse mettendo in mano a Petro un libro. "Ci ritroviamo domattina per lo sbarco."
Petro costernato aveva visto ancora in quel vecchio la bestia indomita. La bestia dentro l'uomo che si scatena e insorge, trascina nel marasma. La bestia trionfante di quel tremendo tempo, della storia, che partorisce orrori, sofferenze.
Doveva sfuggire a Schicchi, a ogni altro. Nella nuova terra sarebbe stato solo come un emigrante, in cerca di lavoro, casa, di rispetto. Solo ad aspettare con pazienza che passasse la bufera.
Si rifugiò al coperto, dentro il salone ov'erano ammassati arabi, emigranti, arresi al sonno, russanti, in un tanfo spesso. Si stese in mezzo e ritrovò calore, agio per la notte.
Fu svegliato dal fischio, dal trambusto sulla nave. Corse alla murata e gli apparì, nei vapori sul gran golfo, sulla laguna, il castello bruno, le mura della Kasbah, le case bianche e azzurre, le cupole i minareti, le palme i pini le acacie, i gabbiani i fenicotteri, e i bastimenti i velieri dentro il porto.
Cominciava il giorno, il primo per Petro in Tunisia.
Si ritrovò il libro dell'anarchico, aprì le mani e lo lasciò cadere in mare.
Pensò al suo quaderno. Pensò che ritrovata calma, trovate le parole, il tono, la cadenza, avrebbe raccontato, sciolto il grumo dentro.
Avrebbe dato ragione, nome a tutto quel dolore.




 Che iddio ti cerry!

lunedì 27 febbraio 2012

Il disgelo

Quest'anno la primavera è cominciata il 25 febbraio. 

Ha la luce del sole sulla neve di lassù, 
dove stava Stava e ancor ci stà.
Ha i colori dell'avviso alle navi.
La scoperta che una casa, senz'acqua, muore
e la gioia del disgelo dentro ai tubi.
 Ha le parole del filosofo ignoto e tante altre, nuove.
E anche quelle vecchie, tra i suoni fortissimi dei sette anni
e le sedie di lillà.
"Vincenzo io ti ammazzerò
sei troppo stupido per vivere..."

 Che iddio ti cerry!

venerdì 17 febbraio 2012

We take care of our own



Che iddio ti cerry!

giovedì 16 febbraio 2012

PLAisir d'amour



Che iddio ti cerry!

mercoledì 8 febbraio 2012

Non sappiamo più piangere di felicità

Le parole, parole d'amore, i ti amo e tutte quelle altre frasi sdolcinate e puerili che si dicono quando si è innamorati avevano a poco a poco perso consistenza. Evocavano ormai soltanto dei ricordi. Dei brandelli di ricordi. La loro sostanza, la carne di tutte quelle parole d'amore si era putrefatta nel corso degli anni. Che significava amare senza i baci, senza le carezze, senza il piacere reciproco che uomo e donna si offrono fino a sfinirsi, fino a quel limite estremo, segreto, ultimo, in cui la parola si annulla in un grido e solo le lacrime parlano?
Jean-Claude Izzo


"E adesso dove stavi andando?"
"A vedere il mare"
Mi ha sorriso.
"Il mare è sulla mia strada"
Ha preso il carrello e si è incamminato lentamente. Io l'ho seguito. Tanto, non avevo un cazzo da fare.

Che iddio ti cerry!

venerdì 27 gennaio 2012

Festeggiando la memoria con Gianni

Una volta le galline trovarono la volpe in mezzo al sentiero. Aveva gli occhi chiusi, la coda non si muoveva. – È morta, è morta – gridarono le galline. – Facciamole il funerale.
Difatti suonarono le campane a morto, si vestirono di nero e il gallo andò a scavare la fossa in fondo al prato. Fu un bellissimo funerale e i pulcini portarono i fiori. Quando arrivarono vicino alla buca la volpe saltò fuori dalla cassa e mangiò tutte le galline.
La notizia volò di pollaio in pollaio. Ne parlò perfino la radio, ma la volpe non se ne preoccupò. Lasciò passare un po’ di tempo, cambiò paese, si sdraiò in mezzo al sentiero e chiuse gli occhi.
Vennero le galline di quel paese e subito gridarono anche loro:
- È morta, è morta! Facciamole il funerale.
Suonarono le campane, si vestirono di nero e il gallo andò a scavare la fossa in mezzo al granoturco. Fu un bellissimo funerale e i pulcini cantavano che si sentiva anche in Francia. Quando furono vicini alla buca, la volpe saltò fuori dalla cassa e si mangiò tutto il corteo.
La notizia volò di pollaio in pollaio e fece versare molte lacrime. Ne parlò anche la televisione, ma la volpe non si prese paura per nulla. Essa sapeva che le galline hanno poca memoria e campò tutta la vita facendo la morta.
E chi farà come quelle galline vuol dire che non ha capito la storia.

Che iddio ti cerry!