Domani, a colazione?
E' il tempo dei miracoli
ma il segno è picche
Perché allora isso le vele a cui si appendono le labbra?
E come scia increspa il viso il mio sorriso
E' il tempo dei miracoli
In dieci decimi trasmutano antiche miopie
Occhi negli occhi
Mi arrendo alla semplice naturale sapienza di tocchi rapidi e precisi
che fanno di un vestito fascia, a carezzare i seni
E mentre tutto pensa ad altro
respiro in quel tuo gesto di sconosciuta
Ti seguirei per augurarti "bella"
ma una panchina mi attende
all'ombra dell'eroe dei due mondi
(a Fanny, creduta Tiffany, e, come sempre più spesso, a Venezia)
Che iddio ti cerry!
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