domenica 17 luglio 2011

Dio con la macchina da presa

Ovvero: Ode a Terrence Malick


Ottovolante è una parola che mi è sempre piaciuta. E adesso che è sempre più desueta mi piace ancora di più, quasi quanto mi piaceva andarci e sparare e avere quel pizzico di paura da zittire.
Ma andar sull'ottovolante comodamente seduto al cinema è un'altra storia! E' la storia di stasera. E' la storia del custode della bellezza. E anche di una donna bella come il colore di alcuni cieli, come l'acqua chiara di un torrente in alta montagna, come l'odore della terra quando piove d'estate o come la luce, e il sole sulla pelle, fra le case basse, e in fondo il mare... Bellezza come natura e come vita insomma, la più preziosa, non come attrice. Bellezza come Brahms che quando scorri-bande conquistano il timpano gettando ponti su fossati di ignoranza, lui c'è sempre. Portato a spasso dallo sguardo di un genio, riposato e poi spinto, accarezzato e colpito... e sempre gli basta un attimo, una inquadratura, da 0 a 100 in meno di un secondo e da 100 a 0 quando vuole lui, e a chi non gli sta bene, a casa! Prima che arrivino i girasoli... Purezza del cinema, visione che sfida il racconto e lo vince, senza pietà, facendolo prigioniero. I bambini, i salti, i giochi, l'acqua, il viso di Sean Penn e tu che sei venuta dall'America fino a Lisbona per dirmi "Sarai un papà meraviglioso" e io che ancora ci credo...


Che iddio ti cerry!

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