mercoledì 19 marzo 2014

Roberto Bolano

“E cos’è che impararono gli allievi di Amalfitano? Impararono a recitare a voce alta. Mandarono a memoria le due o tre poesie che più amavano per ricordarle e recitarle nei momenti opportuni: funerali, nozze, solitudini. Capirono che un libro era un labirinto e un deserto. Che la cosa più importante del mondo era leggere e viaggiare  forse la stessa cosa, senza fermarsi mai. Che una volta letti gli scrittori uscivano dall’anima delle pietre, che era dove vivevano da morti, e si stabilivano nell’anima dei lettori, come in una prigione morbida, ma che poi questa prigione si allargava o scoppiava. Che ogni sistema di scrittura è un tradimento. Che la vera poesia vive tra l’abisso e la sventura e che vicino a casa sua passa la strada maestra dei gesti gratuiti, dell’eleganza degli occhi e della sorte di Marcabruno. Che il principale insegnamento della letteratura era il coraggio, un coraggio strano, come un pozzo di pietra in mezzo a un paesaggio lacustre, un coraggio simile a un vortice e a uno specchio. Che leggere non era più comodo che scrivere. Che leggendo si imparava a dubitare e a ricordare. Che la memoria era l’amore.”

I dispiaceri del vero poliziotto, traduzione di Ilide Carmignani, Adelphi 2011.

Che iddio ti cerry!

lunedì 17 marzo 2014

Mobbidì



Sta'tento che quandarriva Mobbidì…

Mobbidì! Mobbidì! Mobbidì!

Terribile e magnetico Mobbidì mi spetava tutte le volte che restavo solo, per andare incontro al gran mare sconfinato del sonno. Mi staccavo dalla riva sicura della giornata, levavo l’ancora di mammapapà, e sulla barchetta mia di già fradici fogli, portavo me e, in goccia di petrolio, le parole ancora da capire, che andavano a confondersi e a mischiarsi nel gran vaso nero della notte. E’ allora che pregavo, pregavo sì, nelle poche parole succhiate di petrolio, fattosi inchiostro e conoscenza, pregavo il sonno di ritardare almeno finché lui potesse giungere. Lui, o forse lei, Mobbidì! Quand’ero fortunato, o forse, quando le mie preghiere venivano esaudite, arrivava Mobbidì, bianca, si stagliava immensa e allora sì che, adorandola, erano gran notti.

Di giorno invece… dov’era Mobbidì? Possibile che non ci fosse? Dove andava a nascondersi? Dove salpare? Dove dirigere la mia barchetta a petrolio? …Poi ho capito… è stato quando mammapapà ha comprato il mobile nuovo della sala. Enorme, maestoso, altissimo e soprattutto nero, completamente. Ecco il segreto: Mobbidì, bianca di notte, non poteva che essere nera di giorno. Fu così che nonostante gli avvisi e le istruzioni di mammapapà, che il mobile nuovo era pericoloso, che non avrei dovuto nemmeno avvicinarmici, che era pesantissimo e che soprattutto non dovevo salirc…ci salii: 

Mobbidiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii!

Crash… Pfinc… Brun... Splesh… Crash…

Volevo solo darti un bacio Mobbidì… 
pazzesco il servizio per gli ospiti che tenevi in pancia Mobbidì!

 

 Michael Bardeggia

 Che iddio ti cerry!

domenica 16 marzo 2014

A scola da la terra



i vo a scola da la terra
l’istete me ciadormento sopre
per scoltà ncla schiena
i semi e i morti

ch’enno la stessa cosa

ldialetto ldiceva lmi babbo  e lmi babbo
ce lò ncorpo
si fo cadé la lengua nterra
m’esce

déteme l’èria pe scrive
la carta bella lassatla ta lori
ta me lvento me basta

(Anna Maria Farabbi)


  Gabriel Pacheco


Che iddio ti cerry!

giovedì 6 marzo 2014

Very blind

Quello che facevo io non c'entrava niente con la scena musicale del momento. Ma non scorderò mai cosa imparai da ragazzino, quando lassie fratello Rey, l'auto di Carlo: you mast somtin secial (not 50) echettelodicoaffare...


Che iddio ti cerry!

Let's go to the party!


Che iddio ti cerry!

sabato 1 marzo 2014

Epitaffio

Nonostante l’età che avanzava e nonostante qualcuno, purtroppo fra quelli che considerava amici, provò a fargli qualche scherzo da prete, non volle smettere di saltellare sulla vita come un bambino. 



Che iddio ti cerry!