sabato 26 novembre 2011

Dalla Cina con furore

In Cina c'è la pena di morte, in Cina si lavora come bestie, in Cina non esiste la democrazia (mentre da noi...), però, in Cina, sembra si muovano anche altre cose... Certo, non è Utopia, è solo la Cina, ma intanto, visto che qui non si parla d'altro che di "spread" meglio volgersi a Oriente, per non rompersi i coglioni e impegnare la testa in viaggi più stimolanti sui futuri possibili. Chissà dov'è la civiltà?
Di ritorno da uno dei suoi viaggi in Oriente, Marco Polo mi ha fatto notare che, tanto per fare un esempio, i Suv di matrice americana sono stati classificati come oggetti da rottamare, attraverso le parole della definitiva sentenza del ministero dell'Industria cinese che li ha giudicati "incompatibili con le politiche di promozione di una mobilità più rispettosa dell'ambiente e più libera dall'egemonia del petrolio" (minchia! Il buon senso fatta sentenza di stato, magari avvenisse anche qui, chissà forse un giorno...). Qui da noi, tanto per fare un esempio, quando durante il governo Prodi emerse la notizia che si volevano tassare i Suv, il grande popolo dell'inciviltà nazionale insorse e il pavido governicchio fece subito marcia indietro... Qui da noi quando la giunta Pisapia cerca di far passare qualche nuova idea in tema di traffico, mobilità urbana e sensibilità ecologica, il grande popolo della comodità inutile e del suicidio di massa insorge rompendo i coglioni perchè senza la macchina non si può...


Ma lasciamo parlare chi ne sa di più:

Pechino. La Cina è pronta per diventare il "motore verde" del secolo. Il 2011 resterà nella storia del mondo come l´anno in cui la nuova potenza globale ha scelto la strada dell´ambiente. Il primo inquinatore del pianeta, la nazione più avvelenata e quella che consuma più energia, avvìa la più impressionante "svolta verde" mai tentata da un Paese industrializzato. L´obiettivo è titanico, ma può consegnare a Pechino la leadership sostanziale del progresso: diventare il faro scientifico ed economico della crescita compatibile con la vita. La data di annuncio della grande trasformazione cinese, destinata a sconvolgere i sistemi produttivi ed energetici mondiali, è fissata per metà dicembre. Quel giorno il governo varerà il dodicesimo piano quinquennale sulla tutela ambientale e la Cina degli ultimi trent´anni, fondata sullo sfruttamento indiscriminato delle risorse naturali, andrà definitivamente in archivio.
Le misure della grande svolta, che supererà con un balzo auspici e disattesi impegni internazionali dell´ultimo decennio, restano coperte dal segreto. Fonti del ministero della protezione ambientale anticipano però alcuni dei provvedimenti più importanti, che saranno presentati a fine novembre a Durban nel corso della Conferenza Onu sui cambiamenti climatici.
Pechino, che in vista del Sudafrica ha pubblicato ieri il suo libro bianco sul clima, annuncerà lo stanziamento record di un miliardo di euro per migliorare l´efficienza energetica entro il 2015. Le centrali elettriche a carbone, che coprono l´80% del fabbisogno nazionale, nel prossimo ventennio andranno per sempre in pensione. L´approccio pubblico sarà di mercato: chi taglierà prima le emissioni inquinanti si vedrà riconosciuto un prezzo più alto per l´energia, sgravi fiscali e un numero maggiore di clienti. Un principio semplice: meno inquini, più guadagni.
Alla ristrutturazione energetica corrisponderà una rivoluzione edilizia. La più massiccia urbanizzazione della storia produce oggi in Cina due miliardi di metri quadri all´anno di nuove costruzioni. Oltre il 95% dei palazzi sono ad alto sperpero energetico. Investendo 500 miliardi di euro, Pechino punta a trasformare radicalmente il settore, eleggendolo a punta avanzata della ricerca nel campo del risparmio energetico e ambientale. La rivoluzione verde che sta per investire industria, energia e costruzioni, sarà completata da stanziamenti senza precedenti per il recupero dell´ambiente distrutto e per la creazione del più grande sistema al mondo di trasporti a impatto zero. La Cina si appresta ad annunciare altri mille miliardi in cinque anni per la nascita di metropoli asiatiche di nuova generazione: mezzi pubblici a impatto zero, strade e palazzi ideati come centrali termiche, alimentate da risorse rinnovabili e naturali.
Pur senza sottoscrivere impegni internazionali vincolanti, le autorità cinesi confermeranno l´impegno a ridurre le emissioni di carbonio del 40-45% entro il 2020. Investimenti colossali saranno così riservati alla riforestazione e alla tutela dell´area maggiormente sconvolta dal cambiamento climatico: l´Himalaya. In dieci anni, per rallentare la desertificazione, saranno impiantati 40 milioni di ettari di boschi e sull´altopiano tra Tibet e Qinghai verrà istituita la più vasta riserva naturale dell´Asia: tutta oltre quota 4 mila, avrà la missione di salvare i tre più importanti fiumi del continente e di evitare che lo scioglimento dei ghiacciai porti ad un innalzamento dell´oceano Pacifico tale da sommergere 80 mila chilometri quadrati delle coste orientali della nazione.
È una disperata corsa contro il tempo. Raggiungere il primato mondiale della crescita e della ricchezza ha trasformato la Cina in una bomba ecologica ad orologeria. La qualità dell´aria, secondo l´Oms, è ad alto rischio per la salute. Fiumi e laghi sono discariche tossiche, ormai prive di vita. Intere regioni sono ridotte a contenitori di scorie pericolose e non smaltibili. Una situazione drammatica, tale da spingere il presidente Hu Jintao a rivolgere un appello alla comunità internazionale. «La Cina darà priorità assoluta all´economia verde - ha detto al vertice Apec di Honolulu - ed è decisa ad attirare gli investimenti stranieri. La nuova industria cinese dell´ambiente produrrà 350 miliardi di euro entro il 2015 e rappresenta la più importante opportunità di profitto per le multinazionali di tutto il mondo. A patto di scongiurare nuove barriere al commercio verde».
Prima del 28 novembre sarà inaugurato a Pechino il Centro per la cooperazione e la ricerca strategica sui cambiamenti climatici. Potrebbe essere scambiato per l´ennesimo think tank mangia-soldi. Impegnerà invece per la prima volta i migliori scienziati, ricercatori e analisti economici asiatici su un unico obbiettivo: trasformare l´emergenza-ambiente nella spinta definitiva alla ristrutturazione economica cinese e nel più grande affare globale del secolo. Il vice premier Li Keqiang, davanti a mille tra i più importanti businessman internazionali, lo ha riassunto così: «La nostra scelta è assunta: affidare all´innovazione, alla ricerca e al miglioramento della qualità della vita, l´espansione della domanda interna e dunque la stabilità della crescita. Diminuiremo del 16% il consumo di energia per unità di Pil e aumenteremo del 4% il valore aggiunto del terziario».
Disinnescare la bomba ecologica del pianeta per renderla il cavaliere verde del mondo sortirà conseguenze enormi. I funzionari cinesi calcolano che nel breve termine il Paese perderà quasi 1 milione di posti di lavoro, 10 miliardi di produzione e 15 miliardi di esportazioni. In cambio risparmierà 150 miliardi di costi energetici, mentre l´eco-industria frutterà 810 miliardi di euro e 11 milioni di posti di lavoro in due anni. «Scongiureremo però - spiega il viceministro per l´ambiente Li Ganjie - la definitiva compromissione di territorio e atmosfera entro il 2020 e una crisi idrica che può paralizzare l´economia. E dopo i primi cinque anni, l´economia verde sarà la prima voce del reddito nazionale».
La Cina è già il primo produttore mondiale di pannelli solari e fotovoltaici, di energia eolica e di centrali a biomassa. Nel 2009 ha investito 35 miliardi di euro in energia pulita, contro i 51 degli Usa, ma nel 2010 ha consumato il sorpasso: 58 miliardi contro 49. Entro il 2050 potrebbe raggiungere i mille gigawatt di potenza eolica, pari al 17% dell´energia autoprodotta, per 750 mila nuovi posti di lavoro. All´orizzonte si profila però lo scontro epocale con gli Stati Uniti per il controllo dell´industria e del commercio più contesi del futuro. Washington accusa Pechino di dumping-verde, ossia di invadere il mondo con pannelli solari e fotovoltaici a prezzi ribassati fino al 250% grazie alle sovvenzioni di Stato. La Cina risponde che è la sola via per assorbire i dazi Usa e avverte che una riesplosione di protezionismo e blocco delle tecnologie può condannare il pianeta alla catastrofe.
L´esito della storica svolta-verde della Cina resta un´incognita. Il fatto che stia per iniziare è però una certezza. Non solo perché economia e natura non hanno alternative. La molla principale resta politica. La popolazione cinese, a un passo dal benessere, non accetta più di essere decimata dall´inquinamento. L´80% degli abitanti si dichiara «insoddisfatta» dalla qualità dell´ambiente e mette sotto accusa imprenditori e funzionari di partito, imputati di aver creato canali riservati per cibo biologico, acqua pura e aria filtrata da depuratori speciali. Le sommosse ecologiche, per la prima volta, dilagano nel Paese, minacciano la stabilità e allarmano una leadership impegnata in un difficile passaggio generazionale del potere. Pechino punta sul verde per cambiare sistema economico, rilanciare la crescita globale e ricostruire la natura che ha distrutto: si muove però, prima di tutto, per salvare il proprio potere autoritario. 

Ovviamente, ma intanto si muove...

Che iddio ti cerry!

giovedì 17 novembre 2011

Faccio festa con Pina!

Faccio festa!
Certo, nonostante qualche stronzetto saputo, tra cui il direttore del Corriere della Sera Ferruccio De Bortoli, fosse lì a ricordarci che non c'era un cazzo da festeggiare ma c'era da impegnarsi e da lavorare per far andare meglio le cose, ho fatto festa e continuo a festeggiare le dimissioni del patetico pagliaccio che occupava la carica di Presidente del Consiglio nel mio Paese.
Caro De Bortoli, c'è chi il suo dovere cerca di farlo con o senza i pagliacci che si avvicendano nel grande circo inutile con cui riempi gran parte di quello che è il tuo giornale, e quindi, se permetti, abbiamo tutto il diritto di festeggiare, senza smettere di fare il nostro dovere. Capisco che nella tua ingessatura forse ti è difficile immaginarlo, ma la festa e il lavoro, possono anche stare insieme, anzi, in casi fortunati come il mio, che ho la fortuna di lavorare con e per i bambini, posso dire che festa e lavoro siano la stessa cosa, quindi rispedisco al mittente l'inutile demagogia e il tuo grigio senso di responsabilità (di "responsabili" ne abbiamo avuti abbastanza negli ultimi tempi). Sabato ho festeggiato sì, piazza del Duomo a Milano certo non era Roma, ma valeva comunque la pena di condividere un altro piccolo momento di liberazione (così come era già avvenuto dopo la vittoria nelle amministrative di Pisapia per la liberazione dalla Moratti) e poi, siccome ognuno ha il diritto di festeggiare un pò come cazzo gli pare, sono andato a vedermi "Pina", il meraviglioso omaggio di Wim Wenders a Pina Bausch.
 
"Danziamo, danziamo altrimenti siamo perduti."

 
Perdonami ancora un secondo, De Bortoli, ti trascrivo un pezzo preso dall'editoriale di Giovanni De Mauro, un tuo collega, che ho trovato abbastanza interessante:
"L'Italia è l'unico paese al mondo in cui i quotidiani pubblicano ogni giorno decine di interviste ai leader politici. Sui giornali stranieri, invece, sono un genere rarissimo, un evento eccezionale. Basta fare un confronto per averne una conferma. In un giorno qualunque, sui più importanti quotidiani francesi, spagnoli, inglesi, tedeschi e statunitensi non c'è quasi traccia di interviste, mentre sfogliando un quotidiano italiano se ne possono contare fino a quattordici. All'estero, soprattutto negli Stati Uniti e in particolare quando si tratta di grandi intellettuali, la persona intervistata si fa pagare. E non ha tutti i torti, perchè chi viene intervistato fa la parte più difficile. Sono sue le idee e le parole. Il giornalista deve solo scegliere le domande e trascrivere le risposte. Tutte le volte che in un giornale italiano esce un'intervista, dovremmo ricordarci che quello stesso spazio potrebbe essere occupato da un articolo in cui le idee del politico di turno sono selezionate, analizzate e messe a confronto con le idee di altri. Dietro a ogni intervista si nascondono spesso un giornalista pigro e un politico a cui viene data troppa importanza."

C'è un nuovo governo ora.  
Si insiste, con la solita pervasiva semplificazione giornalistica risparmia-neuroni, che questo è un governo di "tecnici", ovvero un governo composto da persone "competenti", e se ne sottolinea l'assoluta novità. In effetti, verrebbe da dire... Ma un pò girano i coglioni perchè... Perchè allora non sottolineare, con la stessa semplice e pura evidenza, l'incompetenza dei precedenti? E non dico adesso, ma nel corso di tutti i precedenti 17 anni, per esempio, (esclusi i governi del centro-sinistra ai quali quantomeno si può riconoscere, in certi casi, di aver cercato di assegnare alcune responsabilità ad alcune persone proprio in virtù di una, apparentemente scontata ma purtroppo così rara, "qualifica professionale" come la competenza in materia). Perchè accreditare come "classe dirigente" personaggi del calibro di Silvio Berlusconi, Maurizio Gasparri, Ignazio La Russa, Umberto Bossi, Roberto Castelli... la cui "colpa", sia chiaro, non è quella di pensarla in un modo diverso da me o di andare con le puttane, ma è piuttosto quella di essere dei fottutissimi ignoranti e incompetenti. Perchè il buon De Bortoli, dal suo giornale (che è stato anche "Il Sole 24 ore" - Per inciso, un titolo del genere, cos'è? Un incitamento a non smettere mai di lavorare? Una invocazione all'evoluzione del modello giapponese? Una poetica presa di posizione e affermazione d'intenti "padronale"?) non si è speso ogni santo giorno in questi ultimi 17 anni per sottolineare l'evidente INCOMPETENZA di Silvio Berlusconi & C. invece di annoiarci con le implicazioni giudiziarie e il conflitto di interessi e i festini e le puttane?
La competenza, credo, dovrebbe essere un prerequisito, non una caratteristica, di un governo o di un ministro. E la sua dimensione "politica" dovrebbe stare proprio nel COME decide di utilizzare quella competenza, perseguendo quali fini, in nome di quale visione della società e del mondo.
In un paese normale, almeno credo... no?
Qui invece pare che ci tocchi eleggere la competenza a valore assoluto, quasi fosse l'eccezione e il segno distintivo aureo. Personalmente accolgo con piacere questo nuovo governo (visto il precedente avrei accolto con piacere e sicuramente preferito anche un governo presieduto da Godzilla e con i Gremlins al Ministero dell'Interno), nell'attesa di verificarne l'effettiva competenza (non basta essere un docente universitario per saperci fare, altrimenti un perfetto idiota come Rocco Buttiglione sarebbe un filosofo invece di un docente di filosofia) posso almeno riconoscergli una dignità che ai pagliacci che l'hanno preceduto era impossibile riconoscere. Ciò ovviamente non significa che questo governo sia il mio governo, ciò non significa che la competenza di questi signori sarà al servizio della mia stessa visione del mondo (e d'altra parte non ho la pretesa di plasmare il mondo a mia immagine e somiglianza) ma per dio! che almeno questa tanto decantata competenza si manifesti e si concretizzi in una azione di governo degna di questo nome, e contro la quale magari lottare, ma all'interno di un confronto leale, dignitoso e non umiliante e caratterizzato dall'arroganza e dall'insulto buttati lì a nascondere l'abissale vuoto di contenuti e idee come avvenuto fin qui. Vorrei riuscire magari anche ad imparare qualcosa da chi mi governa. Vorrei potermi rileggere il discorso di un membro della nostra classe dirigente e trovarci qualcosa di importante, così come accade di fronte ai discorsi e agli scritti che ci hanno lasciato personaggi del calibro di Piero Calamandrei, Sandro Pertini, Enrico Berlinguer... (se proprio non vogliamo scomodare dei giganti come Antonio Gramsci) o dobbiamo rassegnarci a che gli unici scritti che resteranno fra i documenti di questa classe dirigente saranno le prescrizioni di Viagra e il foglietto con sopra scritti i "traditori"?

Che iddio ti cerry!

mercoledì 9 novembre 2011

Bobo è tornato! Con Franco...

Quest'estate mentre lo vedevo in concerto mi dicevo "Madonna bonina quanto sei bravo Bobo!" e poi mentre me ne tornavo a casa felice pensavo "Ma se stai così in forma, che aspetti a far uscire un disco nuovo?"
E infatti... eccolo qui il disco nuovo! Signore e signori: Bobo Rondelli è di nuovo tra noi e siccome gli piace far le cose per bene e non farsi mancare niente, ecco spuntare fra le pieghe del nuovo disco pure Franco Loi, amatissimo poeta che scrive nel mio dialetto, e dice nel mio dialetto, così come gli lascia fare Bobo (e vale la pena comprare il disco anche solo per sentire la poesia di Franco, subito tradotta in musica - e in italiano - dallo splendido Bobo). Se volete ascoltare Franco compratevi il cd, mentre la traduzione in musica del Rondelli eccola qui e ... crepi l'avarizia!
Dedicata a un trattorino, che un giorno, a Roma, aspettava un autobus che l'avrebbe portata via, lasciandosi soffiare le parole sconosciute di Franco Loi dalle mie labbra innamorate alle sue orecchie straniere, che chissà cosa vollero sentire e chissà cosa intesero...



E questo invece è puro Franco Loi:

Sè l'è el giogh? L'è libertà, amur,
gioia de viv, sta insèma ne la vita,
dàss aj so angiul, tràss fora del dulur
e alura dèm aj omn sta cumparsita
de pulverina che je fa insugnà,
stu bèl brusà de l'anf a de la vita
che cun l'amur te ciama al sumenà...
Se pensi al Paradis nient l'è pu bell
del sant enamurass e del giugà,
e, alura, cume dil?, squasi un barbell
me vegn nel sta a pensà al me giugà
e inscì me sun decis: un bel carèll
de palla prigioniera, e un gran saltà
de corda e cun la lippa, e, squasi in fund...
la toppa e 'n te-ghe-let che fa palpà...
L'è 'l me regal, el testament al mund...
Dopo tantu parlà, e cuntavsù la storia
de l'angiul che sun stà e vagabund,
me resta duma el temp de cantà i gloria,
avelià l'umbra d'un diu nel voster piatt
e po mis'cià la mia vostra memoria
e fav balà fra i stell, returnà matt.

(Cos'è il gioco? E' libertà, amore / gioia di vivere, stare insieme nella vita, / darsi ai propri angeli, strapparsi fuori dal dolore, / e allora diamo agli uomini questa bella ballata / di polvere magica che li faccia sognare, / questo bel dar fuoco agli affanni della vita / che con l'amore ti chiama al seminare... / Se penso al Paradiso niente è più bello / del santo innamorarsi e del giocare, / e, allora, come dirlo?, quasi un brivido / mi viene nello stare a pensare il mio giocare / e così mi son deciso: un bel carrello / di palla-prigioniera, e un gran saltare / di corda e con la lippa, e, quasi in fondo / la toppa e un tu-ce-l'hai che fa palpare... / E' il mio regalo, è il testamento al mondo... / Dopo tanto parlare, e raccontarvi la storia / dell'angelo che sono stato e vagabondo, / mi rimane solo il tempo di cantare "gloria", / risvegliare l'ombra d'un dio nel vostro piatto / e poi mischiare la mia alla vostra memoria / e farvi ballare fra le stelle, ritornare matti.)

Che iddio ti cerry!

domenica 6 novembre 2011

Escusè un informasion: duv se truv Jim Morrisòn?

Diane Arbus
Dal 18 0ttobre 2011 al 5 febbraio 2012
Jeu de Paume – 1 Place de la Concorde, 8° arr. Paris
Che iddio ti cerry!