lunedì 30 maggio 2011

Miracolo a Milano


Adesso si può!
Son stato zitto fino adesso per scaramanzia ma mi son goduto ogni giorno di queste settimane fantastiche... fino a ieri, giornata indimenticabile, festa della Liberazione, sì il 30 maggio è il 25 aprile, almeno quello del 2011 lo sarà per sempre ormai. Anche il calendario sbrocca! E checcazzo!
E pensare che l'arancione è un colore che mi ha sempre fatto cagare, ma devo essere così fottutamente democratico che una maglietta di quel colore nel mio guardaroba c'è (ci sono perfino magliette verdi, nonostante la lega...). Stava lì, pronta, anche se io non lo sapevo, perchè sarebbe venuto il suo momento. E così ieri con una maglietta arancione addosso e un paio di fidati scudieri giunti da lontano si va... prima in libreria, la mia, a seguire i risultati... in pochi all'inizio, ma già col sorriso, quel sorriso che non se ne andrà più, quel sorriso che diventa un distintivo di riconoscimento in giro per tutta la città, un sorriso che accomuna più del colore, più di qualsiasi gesto o bandiera... poi via, appena la vittoria è certa si salutano gli amici della libreria che devono rispettare almeno l'orario di apertura e ci si dà appuntamento in piazza Duomo. Noi si va, li si precede... Sciama la città verso piazza del Duomo, ci si vede, ci si riconosce, si comincia "a far popolo" finchè si sbuca in piazza e... sembra la Liberazione, è la Liberazione, e lo sarà ogni minuto sempre di più. Sentirsi popolo è davvero una bella cosa, e mi accorgo che così mi è capitato troppe poche volte nella vita. Parli con chiunque, scambi sorrisi e abbracci con tutti, poi capita magari che spunta qualche faccia conosciuta e allora l'abbraccio si fa più sfrontato, i baci schioccano... ci sono perfino le maestre, i bibliotecari... persone che sei abituato a frequentare in ambiti lavorativi e, nel rispetto proprio di quegli ambiti, ci si è magari annusati in passato, intuendosi, ma senza mai lasciarsi veramente andare, nel nome di una imposta "asetticità" che in ambito educativo è solo un'idiota e castrante ipocrisia che niente ha da spartire con il rispetto dei pupi in formazione e troppo con una visione meschina e disumanizzante della scuola. Ora invece ci si lascia andare all'inequivocabile conferma di quello che si era sempre saputo "ma allora anche tu? Sì, e tu..." non ce lo si dice ovviamente, ma quel riconoscersi sta tutto nella forza degli abbracci, quel riconoscersi sta nel lasciarsi andare all'appartenenza. Poi arriva il sindaco, si ascolta, ci si indispettisce un pò per quelli, pochi, che faticano a distinguere un popolo da una massa, e per quelli, pochi, che scambiano una festa civile in una festa da stadio, ma c'è da ascoltare e con l'ascolto si piega anche l'idiozia dei pochi: c'è da ascoltare un uomo mite che dimostra pulizia, semplicità, imbarazzo. Un uomo che non nasconde incertezze anche, un essere umano insomma e non un fantoccio che recita la parte del superuomo come troppo spesso abbiamo dovuto soppportare, umiliati e avviliti. Ora non lo siamo più per niente, non siamo nè umiliati nè avviliti, tutt'altro, siamo un popolo che ricambia l'umanità di un uomo con abbracci fatti di applausi e cori, fino al saluto, finchè si sciama di nuovo, si torna verso le proprie case ma c'è ancora il tempo per il canto, il tempo dell'incanto... sì, sembra un incantesimo, c'è qualcosa di surreale ma la metropolitana si accende di canzoni... c'è "Bella ciao" ovviamente ma c'è perfino "Fischia il vento" e "Avanti popolo" ma la cosa davvero incredibile è il cantare! Si riscopre la felicità del cantare in coro, del cantare in popolo... e quando scendo mi raccomando agli altri "E domani... uguale! Dobbiamo cantare, cantare tutti i giorni!"

 

Che iddio ti cerry!

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