venerdì 2 agosto 2013

Sulla bellezza, senza farle male



A sorpresa, e a tradimento...

Uscire o mandare fuori a stille. Separare mediante il fuoco da una sostanza chiusa in un lambicco o in una storta i suoi principi più o meno volatili. E' forse volatile la bellezza? Chissà? L'ho vista in cielo. L'ho vista sui rami, tra le foglie. L'ho vista vicino a me, quando son stato fortunato e avevo qualche briciola da offrire tra le dita. Dice che passa, ma a me par che rimane, se distilli. E non la tua, certo, perché bellezza non si ha. Poi dice che ci vuole fuoco. E una storta. Di storte io ne ho, ma soprattutto ho l'intestino: e infatti è qui, nella pancia, che ho distillato bellezza, paziente e clandestino. E badi bene lo sfacciato che, distillata, resta dentro, in stille, nel sangue e tra i pensieri, mentre altro è quel che se ne va. Così ho un cielo stillato dentro di me... Se invece credi di poter comprar bellezza, o rubarla, che è poi lo stesso, lei si traveste e adesso sì che scappa, fuori, sotto le spoglie in cui piaceva immaginarla allo sfacciato. Però, dice ancora, ci vuole fuoco. E allora che si fa? Tocca strofinare i soliti legnetti: cuore e amore a far scoccar vecchie scintille di rima e... Bum! Ma che sostanza credi d'aver chiuso nel lambicco del tuo corpo? C'ho messo tutta la bellezza che ho trovato e anche quella che non avrei trovato mai se non m'avesse trovato lei. Ma sopra a tutto, bellezza di femmine amate, filtrata negli occhi setacci come oro in pagliuzze, scovate a nude mani nei letti di fiumi di storie. Bellezza toccata con mano, con spalla, con culo e anche con fianchi, colpita a vita, soffiata in trasparenza o succhiata a lingua leccando di naso. Orecchie fra le dita per ascoltare quel mare che ti si agita intorno, mentre ossa in tempesta spumeggiano fradice e suonano silenziose. Poi capita che finisce tempesta, ma il mare resta. Alcune se ne vanno, oppure rimangono, o tue più non le dici, e non si dicono, per rimaner per sempre... e mentre sei lì che sleghi e annodi abbracci diversi, ma uguali, ma diversi, allora piano piano ti accorgi che di loro in te l'hai distillata: bellezza, che senti, che ritrovi, che non è più tempesta e ossa fradice, ma anche di quello è frutto e discendenza, mare. E senza fine, come scugnizzo a pesca di ricci, ci scendi dentro, a mare per salire.

Dice che c'è anche tanta altra bellezza. Sì, ma oggi parlava questa.

Che iddio ti cerry!