Come tutti ormai saprete la talpa pigrona, o “pigralpa”, rischia l’estinzione. Il proliferare delle spiagge attrezzate, a discapito delle spiagge libere, ha drasticamente ridotto l’habitat naturale della pigralpa compromettendone seriamente la sopravvivenza, oltre che l’umore. Come è noto questo animale, che ama definirsi “in ferie”, necessita della spiaggia libera per vivere e riprodursi, infatti, non avendo geneticamente voglia né predisposizione alcuna a scavarsi la tana, o fossa, da sola, approfitta dei buchi lasciati occasionalmente nella sabbia dagli ombrelloni dei bagnanti per poter disporre di un riparo.
E’ purtroppo esperienza comune l’estrema difficoltà nel ritrovare all’indomani lo stesso buco per l’ombrellone fatto oggi, questo perché, anime inquiete, magari domani si va ad un’altra spiaggia, o perché, peggio, si va a lavorare, ma soprattutto perché la talpa pigrona nottetempo si è insediata nel buco e si è chiusa la porta dietro le spalle per paura dei ladri. Fa eccezione la talpa pigrona “stanca”, molto rara e nota anche col nome scientifico di “Suicidantiis pigralpa”, per la quale chiudere la porta è troppo uno sbattimento. La talpa pigrona stanca viene quindi abbastanza regolarmente infilzata dall’ombrellone del bagnante che, ritrovato fortunosamente il buco del giorno prima, infilza con particolare verve per impressionare la moglie e i bambini (tutto questo parrebbe giustificare l’estrema rarità della talpa pigrona stanca, ma sono ancora in corso accertamenti e verifiche per esprimere un parere scientifico definitivo).
Se non desta impressione il fatto che i più pigri talpologi non siano ancora riusciti a scoprire come possa accadere alla talpa pigrona di stancarsi (il pigro talpologo per statuto è “in malattia”, pena l’esclusione dall’albo, e quindi non può partecipare alla benché minima indagine scientifica condotta con metodi tradizionali) grande sconcerto continua a suscitare nella comunità scientifica mondiale il fatto che nemmeno i più illustri etologi (naturalisti a piede libero) e i più insigni zoologi (naturalisti in gabbia) ce l’abbiano fatta.
Va inoltre sottolineato come all’estinzione della pigralpa concorra anche la diffusione, soprattutto fra i giovani e fra i panificatori, della “pigrappa”, un distillato superalcolico (80° in media) molto pregiato, ottenuto, pare, dal sudore di pigralpa. Alcuni sostengono che il pregiatissimo sudore della pigralpa venga ottenuto sistemandola su un tapis-roulant e facendola correre, ma gli animalisti, supportati da Carlos Alvarez Munoz, meglio conosciuto come El Gordo-Ingordo, il pigro-talpologo più accreditato al mondo (186 kg – nell’albo dei pigrotalpologi il peso fa curriculum) seppur deplorando una tale pratica, la ritengono inverosimile.
Sostiene Alvarez Munoz infatti, mentre la moglie e i figli sostengono lui, che nessuna pigralpa accetterebbe mai di correre, nemmeno sottoposta al tapis-roulant più invitante del mondo, e quindi la pigrappa non va ritenuta un distillato del sudore di pigralpa (del quale parrebbe essere addirittura in dubbio l’esistenza in natura) bensì della aberrante spremitura di pigralpa (ottenuta sempre dal tapis-roulant).
E’ per questi ed altri motivi (che per brevità e per non stancarci non vi stiamo ad elencare, ma che possiamo farvi avere se ci spedite un paio di succhi alla pera con un buon rhum) che occorre fare qualcosa per salvare la pigralpa dall’estinzione. E occorre farlo subito.
Io sono diventato una pigralpa!
E voi?
(ho già preso cinque chili…)
Che iddio ti cerry!